Camminare in libertà all’aria aperta, questo è quello che hanno potuto fare i milanesi nella prima domenica di febbraio, la seconda consecutiva nella quale è stato imposto il blocco alle auto. La speranza era quella di abbassare i livelli d’inquinamento, ma la realtà dei fatti è stata un fallimento: la qualità dell’aria è anzi peggiorata, quindi i cittadini non hanno potuto beneficiare di nessun miglioramento, costretti a fare i conti con aria ancor più nociva, nonostante la gradevole presenza del sole.
La concentrazione di polveri sottili registrata nella giornata di domenica dalle centraline dell’Arpa Lombardia, in alcune zone di Milano, è stata addirittura del triplo più alta rispetto al limite consentito di 50 microgrammi per metrocubo. Si tratta di uno scenario davvero allarmante, avvalorato dal fatto che dall’inizio dell’anno sono ormai 34 le giornate (di cui le ultime 26 consecutive) in cui il PM10 si è tenuto oltre i livelli consentiti. La beffa è costituita dal fatto che stanno ormai per scattare le sanzioni dell’Unione Europea, che concede di 35 giorni al massimo di superamento dei limiti.
Purtroppo non si può non considerare il fatto che l’Italia del Nord (non solo la zona attorno a Milano, ma un po’ tutta l’ampia valle padana), per la sua conformazione orografica, è decisamente più penalizzata rispetto al resto d’Europa e non può esservi un confronto paritario. In Pianura Padana il vento quasi non esiste e quando si mette in mezzo l’anticiclone, le conseguenze non possono essere devastanti. E così un blocco al traffico, per quanto si possa trattare di un provvedimento auspicabile, non è in grado di porre rimedio alla concentrazione degli inquinamenti, tenuti sospesi in atmosfera e schiacciati verso il basso dalla contingente situazione anticiclonica.