Lo abbiamo detto in mille modi, sul Vecchio Continente il trimestre autunnale è stato dominato da scenari in prevalenza anticiclonici e siccitosi, con la fondamentale assenza delle perturbazioni atlantiche. Ora la situazione meteo si è invece stravolta e i fronti oceanici penetrano senza più ostacoli, con le prime masse d’aria fredda artiche che hanno guadagnato terreno alle medie ed alte latitudini. L’elemento di maggiore interesse è legato alla rapidità di questo mutamento dello schema barico a livello europeo, se si considera che ancora nella scorsa settimana si era in una fase di sostanziale stallo con la contrapposizione fra l’anticiclone alle medie-basse latitudini e le depressioni più a nord.
Ci accingiamo quindi ad esaminare la fase di passaggio fra novembre e dicembre, dove a prevalere sono ancora una volta gli scarti termici ampiamente positivi rispetto alla norma, anche se con i primi cenni di cambiamento. L’alta pressione continentale ha infatti man mano perso terreno, erosa dalla crescente influenza delle depressioni nord-atlantiche: venti tempestosi hanno colpito a più riprese le nazioni nord-europee sospingendo però aria piuttosto mite, che ha determinato pesanti anomalie di temperatura con picchi di 7-8 gradi sopra la norma, specie fra zone scandinave e baltiche.
In precedenza l’alta pressione dominava invece su quasi tutto l’intero comparto europeo, lasciando alle correnti atlantiche un ruolo del tutto marginale. Le prime conseguenze di questo mutamento sono evidenti se andiamo a vedere i totali di pioggia accumulati nell’ultima settimana, che denotano come l’anticiclone abbia perso notevole smalto: s’evince con chiarezza la presenza di piogge più diffuse sulla parte settentrionale dell’Europa e localmente anche su alcuni settori centrali del Continente.