La violenta ondata temporalesca, che si è scatenata su gran parte dell’Italia negli scorsi giorni, ha di fatto tracciato un solco indelebile, rompendo il lungo trend estivo che si protraeva da agosto e che ancora non aveva conosciuto sostanziali interruzioni, pur fra alti e bassi. I nubifragi e l’altissima concentrazione di fulmini sono stati pertanto il prodotto dello scontro feroce fra la bolla di caldo e le prime correnti fredde che si sono tuffate all’improvviso sul nostro Paese.
Risulta a questo punto interessante entrare nel vivo della causa scatenante del primo episodio di burrascoso maltempo stagionale: ci riferiamo quindi al caldo che ha caratterizzato tutta la prima metà di settembre. Una persistenza così prolungata di eccessi termici così significativi risulta un fatto abbastanza raro, ma ancor più il fatto che il caldo non ha concesso tregua nemmeno al Nord Italia e su un’ampia fetta dell’Europa, tutte zone che in realtà avrebbero dovuto già risentire di un tipo di tempo più autunnale.
Come possiamo apprezzare dall’analisi NOAA, riferita alla scorsa settimana (periodo di giorni compreso fra l’11 ed il 17 settembre) le anomalie di caldo maggiori si sono concentrate alle latitudini mediterranee, dove la calma anticiclonica è stata supportata da un respiro africano che ha contribuito ulteriormente, dopo le temperature molto alte già in precedenza, ad arroventare le acque del Mediterraneo. Gli scarti maggiori dalla norma si sono avuti fra le zone balcaniche e parte dell’Italia: nel dettaglio, sul nostro Paese a soffrire di una situazione maggiormente anomalia sono state le zone del Triveneto e l’Emilia, ma anche, come noto, i settori montuosi alpini.