I modelli utilizzati dal WSI indicano, per il periodo che va dal 1° giugno al 30 novembre 2012 (la stagione degli uragani, appunto) la nascita di 11 cicloni tropicali nelle acque Atlantiche, 6 dei quali potrebbero evolvere in uragani. Due, sempre secondo le proiezioni modellistiche, avrebbero la possibilità di raggiungere la terza categoria nella scala di riferimento Saffir-Simpson (significa che la velocità del vento raggiungerà velocità superiori ai 178 km/h).
Qualora dovessero svilupparsi effettivamente 11 cicloni, si tratterebbe di un numero inferiore alla media stabilita sulla base del numero degli eventi verificatisi nel periodo 1950-2011 (in media 12 cicloni tropicali dei quali 6 uragani ma soltanto 3 particolarmente violenti).
Ci sarà lo zampino di El Niño?
“Gli anni 2010-2011 sono stati caratterizzati da un elevato numero di cicloni tropicali, ma non quest’anno”, ha dichiarato Todd Crawford, capo dei meteorologi del WSI.
E’ interessante sottolineare che i ricercatori della Colorado State University, conducendo calcoli indipendenti, sono pervenuti ad un risultato simile: 10 cicloni tropicali, tra cui due uragani e due uragani di terza categoria. Entrambi i gruppi ritengono che il minor numero di cicloni tropicali è dovuto a due fattori: da un lato il raffreddamento delle acque dell’Atlantico e dalla graduale intensificazione del fenomeno El Niño. La sua influenza sulle correnti d’alta quota nell’area in cui si formano gli uragani atlantici, infatti, andrebbe a disturbare l’evoluzione dei cicloni tropicali in devastanti tempeste.
E’ vero anche, giusto dirlo, che le statistiche contraddicono tale ipotesi. Negli anni in cui il numero di cicloni tropicali è stato inferiore, si sono verificati gli uragani più devastanti. E’ il caso ad esempio di Andrew, nel 1992.