Siamo ancora a fine autunno e forse la fretta è cattiva consigliera: gli episodi del passato insegnano che talvolta i migliori inverni, nel senso del gelo e della neve, sono usciti fuori dal cilindro all’improvviso, spesso dopo lunghe fasi molto miti fra novembre e dicembre. Non c’è stata ancora traccia di Artico, nemmeno lontanamente: solo in pieno ottobre si era avuta qualche fugace avvezione fredda di poco conto, seppure percepita in modo importante per il fatto che fino ai primi giorni d’ottobre lo scenario era ancora clamorosamente di stampo tardo estivo.
Nelle ultime settimane c’è sempre stato il muro anticiclonico a prevenire ogni irruzione artica fino alle nostre latitudini e l’alta pressione ha dato il lasciapassare solamente ad alcuni inserimenti perturbati sopraggiunti dall’Iberia ed alimentati da una componente mite, se non tiepida, di matrice sub-tropicale, responsabile delle ricorrenti fasi di forte maltempo estremo, prima al Nord-Ovest e poi di recente soprattutto al Sud. Quest’anomalia barica così notevole e persistente non ha quindi consentito i regolari transiti delle perturbazioni atlantiche.
Qui sta il punto: l’elemento di maggiore stranezza è proprio legato all’assenza di neve in alta montagna. Come vi abbiamo mostrato in un pezzo pubblicato ieri (https://www.meteogiornale.it/notizia/21913-1-alpi-desolatamente-spoglie-neve-assente-ingiustificata), sono le montagne alpine pressoché spoglie attorno ai 2000 metri d’altezza a costituire il maggiore imbarazzo. D’altronde l’autunno non è certo fatto per portare i fiocchi a bassa quota, ma ha un ruolo importantissimo nel portare la neve in abbondanza alle alte quote, assolutamente fondamentale per la salute dei ghiacciai. Invece l’anticiclone insistente non ha quasi dato tregua, se non fra fine ottobre ed inizio novembre: le ultime nevicate risalgono quindi a circa 20 giorni fa, ma erano cadute solo a quote piuttosto alte, in genere al di sopra dei 2000 metri d’altezza.
C’è quindi pochissima neve sulle località di montagna delle Alpi e l’apertura della stagione sciistica è decisamente a singhiozzo: solo in alcuni casi si possono aprire gli impianti, doverosamente spolverati di neve artificiale. Inutile dire che per l’Appennino la situazione non è diversa, anzi, pure peggiore, visto che qui i fiocchi non si sono quasi visti nemmeno sulle cime, se non le più alte. In sostanza, l’anomalia è molto importante e riguarda soprattutto la penuria d’apporti nevosi in alta montagna, dove dovrebbero essere la norma; eppure fine novembre spesso riserva le prime sorprese bianche persino a bassa quota. E’accaduto anche l’anno scorso, mentre non sarà invece il caso di quest’anno.
I primi fiocchi in Val Padana spesso giungono proprio nella terza decade di novembre: è accaduto l’anno scorso, ma anche 3 anni fa, fra il 24 ed il 25 novembre 2008. I fiocchi fecero la loro comparsa persino a Genova e in quel freddo fine novembre un po’ di neve si spinse anche in Appennino Centro-Settentrionale fino a quote basse collinari. Molto più rilevanti gli episodi del 2005 e, andando ancor più indietro, del novembre 1998, annate nelle quali la dama bianca cadde con generosità fino a quote molto basse e localmente lungo i litorali di diverse zone adriatiche.