Cosa si intende per inversione termica? Per descrivere questo concetto bisogna partire da un preciso assunto, ovvero che la temperatura varia normalmente con la quota diminuendo in media di circa 0,5°C – 1°C ogni 100 metri d’altezza a seconda delle caratteristiche della colonna d’aria, che può essere più o meno satura. Il gradiente termico verticale non è dunque sempre stabile, ma in particolari condizioni meteorologiche si possono trovare all’opposto strati d’aria più fredda al di sotto di aria più calda che li sovrasta: in questi casi si parla di inversione termica, proprio in rapporto all’andamento tipico delle temperature che decrescono con l’aumento dell’altitudine.
L’inversione termica si verifica con notevole diffusione solitamente in corrispondenza degli anticicloni invernali. Si tratta dunque di una situazione che calza a pennello con lo scenario attuale: negli ultimi giorni l’alta pressione di matrice afromediterranea ha infatti ingranato al meglio, abbracciando l’intera Penisola sotto il suo scudo apparentemente indistruttibile. L’immobilismo dell’aria nei bassi strati che ne deriva, così come l’avvitamento dell’aria verso il basso, non fanno altro che esaltare le inversioni termiche.
In assoluto, l’area più esposta alle inversioni termiche è quella della Pianura Padana, per la sua particolare conformazione orografica protetta che favorisce ulteriormente il ristagno verso il basso dell’aria più fredda ed umida, con inevitabile formazione di nebbioni che in molte zone resistono anche nelle ore centrali del giorno. Ciò porta quindi ad un’atmosfera alquanto grigia e fredda invernale in pianura e sulle coste adriatiche, contrapposta allo splendore del sole ed al tepore primaverile sulle Alpi, come possiamo intuire osservando l’immagine satellitare.
Col trascorrere dei giorni, queste nebbie hanno assunto carattere di maggiore persistenza: la limitazione pressoché totale del soleggiamento ha favorito il ritorno di gelate e nebbie ghiacciate, con valori localmente scesi sottozero nella scorsa notte, specie sulla pianura piemontese e lombarda. Quel che avviene è paradossale, se si considera il flusso d’aria molto calda in quota, con temperature minime che difficilmente hanno potuto toccare gli zero gradi persino sui monti attorno ai 2000 metri d’altezza.