LE REGIONI PIU’ COLPITE Il trimestre invernale è stato eccezionalmente secco in quasi tutto il Nord, per la latitanza delle perturbazioni atlantiche. La fase molto rigida di febbraio non ha visto una sostanziale inversione di rotta per quanto concerne le precipitazioni, che non sono state capace di sfondare. Negli ultimi 100 giorni l’acqua è caduta davvero con il contagocce sul Veneto e sul Friuli Venezia Giulia, con accumuli in qualche zona d’appena 30-40 millimetri, con deficit addirittura fino all’80% rispetto alla norma. Regime pesantemente siccitoso anche sulle vallate alpine (rimaste al riparo dagli ammassi perturbati giunti da nord), nonché su parte del Piemonte e della Lombardia. A Torino e Milano nel trimestre invernale le piogge sono state meno della metà della media attesa per il periodo. Il livello dei laghi più importanti di Como, Garda e Maggiore è tra i 20 e i 50 cm al di sotto della norma.
In allarme rosso anche la media-alta Toscana: troppo poche le piogge cadute di recenti, con un trend siccitoso di lungo corso. Sono in crisi i maggiori bacini fluviali, con la portata dell’Arno prossima ai minimi livelli vitali. Va un po’ meglio in Emilia Romagna, dopo le eccezionali nevicate di febbraio che hanno dato una boccata d’ossigeno: la neve, pur cadendo con una tale intensità, non ha risolto tutti i problemi, anche perché si è trattato di fiocchi ricchi d’aria a basso contenuto acquoso. Le maggiori difficoltà si hanno per i terreni induriti dalla siccità che rendono difficili e molto costose le tradizionali lavorazioni per la preparazione delle semine, ma preoccupa anche la disponibilità idrica per l’irrigazione delle piante durante la fase di crescita primaverile ed estiva, con la ripresa vegetativa delle piante da frutto favorita dal caldo.
MARZO, LA SICCITA’ SI STA AGGRAVANDO Non solo l’assenza di piogge, ma anche il caldo anomalo: in questo primo scorcio di marzo la temperatura in Italia si è assestata su valori superiore di 1.6 gradi alla media, con scarti più accentuati nel Triveneto dove il termometro ha raggiunto massime superiori di ben 4.2 gradi sopra la norma. A livello di precipitazioni, provvisoriamente l’anomalia registrata è del 67%, nonostante le abbondanti piogge che hanno interessato qualche zona d’Italia, in particolare la Sicilia. Nel Nord-Est in questa prima decade di marzo, il crollo delle precipitazioni rispetto alla media ha raggiunto addirittura l’86 percento. nordest si e’ verificato un crollo addirittura dell’86 per cento rispetto alla media.
Il caldo primaverile in anticipo rappresenta un duro colpo, data l’assenza di precipitazioni invernali e l’impossibilità di poter contare sullo scioglimento della neve. Nel frattempo sta esplodendo anche la stagione degli incendi, che hanno distrutto negli ultimi giorni una zona boschiva di indubbio pregio sull’altopiano di Asiago. La piaga degli incendi non dimentichiamo che è comunque abbastanza ricorrente persino in inverno su alcune regioni del Nord Italia. Si sono avuti incendi anche in altre zone d’Italia, sulla Campania, a conferma di un problema di primavera secca ed arida che rischia d’espandersi a macchia d’olio.
PROSPETTIVE POCO INCORAGGIANTI La siccità al momento non è ancora un’emergenza, ma si potrebbe manifestare in tutta la sua drammaticità soprattutto nei mesi primaverili, se dovessero venire ancora a mancare le precipitazioni in un periodo dell’anno davvero cruciale. E le prossime settimane non promettono nulla di buono purtroppo, con piogge che potrebbero essere del tutto episodiche e fugaci da qui a fine mese. Tra Veneto e Friuli, le regioni più colpite dalla siccità, i volumi idrici degli invasi e delle falde acquifere stanno toccando i valori più bassi degli ultimi anni: le due amministrazioni regionali hanno deciso di mettere in atto azioni comuni per contrastare una situazione già abbastanza problematica. Le linee d’intervento saranno indirizzate per mantenere l’acqua nei bacini montani, immagazzinare l’acqua anche in pianura, ridurre gli usi irrigui e l’utilizzo di acqua per produrre energia.