Il lato negativo dei periodi anticiclonici è ben noto: quando la ventilazione è scarsa o assente, si registra un progressivo accumulo degli inquinanti nei bassi strati, un problema che diventa indubbiamente allarmante nelle grandi città ove le emissioni inquinanti sono molteplici, da quelle di tipo industriale fino agli impianti di riscaldamento e all’uso delle automobili. In questi giorni inevitabilmente il problema è tornato d’attualità, dopo una prolungata fase di meteo stabile: per cercare di abbattere i livelli delle polvere sottili, il primo provvedimento che si prende più immediato è quello di limitare l’uso delle auto.
Questa domenica è stato deciso il blocco delle auto sia a Roma che a Milano, nella speranza di risolvere il problema dell’eccessivo aumento dei livelli d’inquinamento: nel caso milanese la situazione è ulteriormente aggravata dagli scenari a tratti nebbiosi. In realtà spesso si è visto che questi provvedimenti di blocco del traffico servono a ben poco, perché se l’aria è completamente ferma le polveri sottili non spariscono certo solo perché le auto non circolano per alcune ore, con la circolazione che magari è bloccata solo in città, ma subito attorno si circola liberamente nelle tangenziali e nei comuni dell’hinterland. Solo un cambiamento delle condizioni meteo, attraverso l’arrivo di vento e pioggia, può favorire il repentino abbattimento del PM10 e del particolato.
Detto ciò, non vogliamo certo togliere i vantaggi di cui si può beneficiare con le domeniche a piedi: i cittadini hanno infatti modo di girare a piedi o in bici, riscoprendo una città dall’atmosfera certamente tranquilla e certo ben distante da quella caotica che caratterizza la routine in queste grandi metropoli. Ogni tanto si può anche fare il piccolo sacrificio di dover lasciare l’auto parcheggiata o in garage.
Pur con tutte le contromisure del caso, ogni anno le città del Nord Italia, ma non solo, doppiano sistematicamente il numero di giorni di sforamento dei limiti di Pm10 previsti dalla normativa europea, che è fissato in un massimo di 35 giorni. Senza certo trascurare la necessità di fare progressi per abbassare drasticamente le emissioni, riteniamo che porre un limite analogo per tutti i paesi dell’Unione sia non propriamente opportuno: per le sue caratteristiche orografiche, l’area della Val Padana presenta condizioni estremamente più favorevoli per l’accumulo d’inquinanti, in condizioni anticicloniche, rispetto alla gran parte d’Europa.
Altro discorso è quello legato al discorso degli effetti sanzionatori, in quanto le multe spesso si risolvono in un procedimento nel quale si raggiungono accordi tra gli stati membri e l’Unione al fine di arrivare ad un risultato utile. Se anche fosse che all’inadempienza delle regole corrispondesse un sicuro sanziona mento, non è detto che questo abbia un grosso effetto dissuasivo per gli Stati perché potrebbe essere un costo poi scaricato sui consumatori, soluzione molto più agevole rispetto all’intraprendere politiche davvero volte ad eliminare in modo serio il problema.
Ma più in generale, cosa servirebbe per porre un freno a questo problema? La tecnologia più avanzata ha aiutato la riduzione dell’inquinamento rispetto ai livelli di qualche decennio orsono. Sarebbero necessari passaggi culturali importanti, che prevedano una diversa idea di sviluppo. In Germania hanno progredito non poco in questa direzione, se si considera che si tratta del Paese europeo in cui le norme ambientali sono ad un livello più avanzato. Non a caso, quasi tutte le direttive europee di carattere ambientale arrivano dalla Germania, fra le quali anche quelle che hanno determinato svolte storiche come l’uso della benzina senza piombo.