Esso è solo abbozzato a causa di valori termici comunque appena sufficienti al congelamento dell’acqua salata, alla costante presenza del sole durante il dì, e al basso livello del mare a seguito della forte e persistente alta pressione.
Nel febbraio 1956 lo strato di “ghiaccio marino” (sollevamento di spruzzi e pulviscolo dal mare, ad opera della bora, i quali poi gelano sulle superfici emerse ed esposte) raggiunse i 50cm sui moli cittadini, tale valore fu ancora più alto nel febbraio 1929, anno nel quale gelarono anche diverse aree portuali.
In questo episodio, a Trieste, abbiamo avuto 60 ore consecutive di ghiaccio, con temperature, quindi, mai sopra lo zero e 5 giornate consecutive di gelo notturno.
La minima è stata registrata la notte tra il 24 ed il 25 gennaio con -5.5°C e “allietata” da una bora chiara con raffiche fino a 120km/h.