Il modello matematico CFS è, al momento, all’avanguardia nelle previsioni a lunghissima gittata, rispetto anche agli altri modelli stagionali, quali sono il NSIPP della NASA, oppure il britannico Meteoffice.
Prevedere il tempo su scala stagionale non è cosa semplice: generalmente si prendono come base le presunte variazioni delle temperature oceaniche globali, supponendo che siano la causa principale degli andamenti stagionali sulle singole regioni del Mondo.
Le temperature oceaniche infatti variano con grande lentezza rispetto agli spostamenti delle masse d’aria calde o fredde terrestri, ed influenzano le posizioni delle alte pressioni dislocate sulla superficie terrestre.
Tuttavia, anche i modelli di circolazione oceanica faticano a prevederne gli andamenti, tanto che spesso, nei run del modello, si utilizzano ensemble di decine di run simulati con condizioni lievemente differenti tra di loro.
Oppure si confrontano i run del modello, prevedendo le variazioni termiche oceaniche, con la previsione che si avrebbe se persistessero le attuali anomalie oceaniche senza alcuna variazione nel tempo.
L’ultimo run CFS, comunque, ci permette di osservare quelle che sarebbe il presunto andamento della prossima stagione invernale in campo europeo.
Un andamento piuttosto differente da quello degli ultimi due inverni, con il freddo a fare da padrone su tutto il settore continentale europeo, mentre un inverno nella norma apparirebbe solo su limitati settori occidentali, come la Francia e le Isole Britanniche.
Anche il bacino centrale del Mediterraneo sarebbe esposto alle irruzioni fredde da est, ma il rovescio della medaglia consisterebbe in un clima molto secco, per la nostra Penisola, un regime siccitoso che inizierebbe lentamente in Novembre, per poi prolungarsi almeno fino a Gennaio.
Un tipo di circolazione, dunque, più meridiana, in netto contrasto con la circolazione occidentale prevalente che era in atto negli ultimi due inverni.
Questo anche grazie alle variazioni consistenti delle temperature oceaniche: la fase di Nino debole in atto, raggiungerebbe il suo massimo proprio tra Agosto e Settembre, per poi decadere rapidamente già nel mese di Ottobre, lasciando spazio a temperature debolmente negative nel comparto equatoriale dell’Oceano Pacifico.
Nello stesso tempo, si assisterebbe anche ad un decadimento delle temperature superficiali dell’Atlantico Settentrionale, passando finalmente ad una fase di AMO negativa, invertendo così la tendenza delle ultime due stagioni invernali.
Da notare anche che il gran freddo presente nei prossimi mesi nel comparto siberiano, non annullerebbe il freddo previsto intenso anche sul comparto Canadese, mentre sugli Stati Uniti la situazione termica invernale è ancora da precisare, anche se si potrebbe verificare un’insolita combinazione di inverno statunitense mite e canadese rigido.
Da notare infine che, la prima parte della stagione invernale, da Novembre a Gennaio, dovrebbe essere più rigida di quella successiva, con un finale dell’inverno abbastanza mite, in campo europeo.