RIFLETTORI PUNTATI SULL’INVERNO Resta molto fredda la previsione per l’inverno 2010/2011 sulla base delle ultime indicazioni provenienti dal modello NASA: ribadiamo come sempre massima prudenza, in quanto si tratta di previsioni a carattere sperimentale, anche se questo modello ha dimostrato comunque di presentare una buona attendibilità nel fornire queste linee di tendenza su base trimestrale.
Ma vediamo quali sono i principali tratti caratterizzanti che si possono ricavare dall’ultima uscita del modello: partiamo naturalmente dalle temperature, che si presenteranno più basse della norma su gran parte dell’Europa. Il cuore dell’azione gelida potrebbe andare a collocarsi sul comparto baltico-scandinavo e sulla parte occidentale della Russia Europea, ove verrebbero convogliati i nuclei gelidi di un Vortice Polare assai debole alle latitudini dove si colloca la sua sede naturale
Anche l’Italia risentirebbe in maniera efficace dell’influenza fredda, con temperature che si presenterebbero su tutto il territorio, in ambito trimestrale, fra i -1 ed i -1,5°C al di sotto della norma. L’Europa, con parte del Canada, risulterebbe fra i territori dove le temperature invernali presenterebbero le maggiori anomalie dal punto di vista del freddo.
ANOMALIE della pressione sul livello del mare La fase fredda per il Continente Europeo deriverebbe da una prevalente configurazione di blocco anticiclonico che il modello prevede, nel trimestre invernale, posizionata in Scandinavia, nell’ambito di uno schema favorevole al richiamo di masse d’aria gelide da est e dal cuore delle steppe siberiane, ulteriormente incentivate dall’eventuale presenza dell’alta pressione russa, una pedina fissa negli inverni rigidi del passato.
ANOMALIE DEI GEOPOTENZIALI IN QUOTA Molto interessante valutare le stime del modello in riferimento a quello che può essere lo schema circolatorio alle medie-alte quote della troposfera. Ebbene, a parte il vasto anticiclone scandinavo-polare, un nocciolo di bassa pressione potrebbe prevalere e presentarsi a più riprese fra le regioni del Sud Italia, la Turchia ed il Mar Nero. Cosa significherebbe tutto ciò? La presenza ciclonica in quota comporterebbe fasi instabili e quindi anche alte potenzialità di neve fino a quote basse anche per il nostro Paese, nei momenti in cui si avrebbe l’azione combinata fra le ingerenze fredde continentali e le strutture cicloniche mediterranee.