Cerchiamo di evitare tecnicismi eccessivi, che per la comprensione richiederebbero una preparazione di livello professionale. Proviamo a spiegarvi le difficoltà modellistiche in maniera semplice, coincisa, che sia comprensibile a tutti. Partiamo dal passato, da quel fine novembre che vide concretizzarsi dinamiche atmosferiche “inusuali”. All’epoca vi fu un autentico sconquasso barico, col Vortice Polare Stratosferico (la porzione che occupa le quote più alte dell’atmosfera) costretto sulla difensiva.
Più che difesa, si trattò di quasi resa perché si giunse alla suddivisione in due parti: i lobi. Ci trovammo dinanzi a quella che in gergo si definisce “bilobazione” del Vortice Polare. Uno dei due penetrò in Europa, causando ripetute azioni cicloniche gelide, i cui effetti sono tutt’ora in atto. Nel contempo, nelle grandi steppe Russo-Siberiane, andava accrescendosi una struttura anticiclonica possente, in parte di natura dinamica, in parte di natura termica. E’ quella figura altopressoria che porta condizioni di gelo estremo e che talvolta si affaccia sull’Europa determinando effetti invernali di rilievo.
Molti di voi, a ragion veduta, si staranno domandando cos’è che ha indotto la suddivisione del Vortice Polare. Beh, la risposta è relativamente semplice. L’intrusione d’aria calda dalla troposfera verso la stratosfera (dal basso verso l’alto), indotta dall’azione congiunta del possente Anticiclone Aleutinico (una struttura semi-permanente che staziona sul Pacifico) e dell’Alta delle Azzorre. In termini tecnici vengono chiamate wave (onde) troposferiche, alle quali si attribuiscono dei numeri: rispettivamente la 1 e la 2.
Sulla verticale del Polo, col crescente raffreddamento dovuto alla minore radiazione solare incidente, si ha un raffreddamento. Raffreddamento che sta all’origine della formazione del Vortice Polare. La porzione troposferica, a differenza della stratosferica, è molto più dinamica e alcuni processi che regolano il clima planetario possono incidere al punto tale da destabilizzare l’intera struttura lungo tutta la colonna. Quando vengono a mancare componenti in grado di apportare significativi cambiamenti strutturali, ecco che le due porzioni del Vortice entrano in contatto e si ha perfetta sovrapposizione tra porzione Stratosferica e Troposferica, centrata al di sopra del Circolo Polare Artico.
Attualmente, a seguito di un processo di raffreddamento consistente, stiamo assistendo ad un rinforzo della porzione stratosferica. L’intensità del calo termico è stata tale da determinare un condizionamento sugli strati inferiori, quindi in direzione del Vortice Polare Troposferico. Un processo che avrebbe dovuto condurre la struttura ciclonica sulla verticale del Polo (lo abbiam detto), ma così non è. La struttura risulterà sbilanciata verso est, sul comparto Russo-Asiatico. Ed è proprio il mancato centramento che sta creando notevoli difficoltà interpretative da parte dei modelli.
Le wave troposferiche, in particolare la numero 1 (innescata dall’Anticiclone Aleutinico) sembra in grado di apportare ulteriori impulsi d’aria calda in seno alla troposfera. Dalla mappa allegata emerge anche una discreta attività della wave 2, quella atlantica, da cui deriva la maggiore ondulazione del getto atlantico visibile in varie corse modellistiche. Per intenderci, i prossimi 3-4 giorni saranno condizionati da correnti oceaniche molto tese, mentre nel corso della prossima settimana si dovrebbero manifestare maggiori ondulazioni con conseguenti intrusioni d’aria più fredda in seno al Mediterraneo.
Ma andiamo al Natale. Qual’è la difficoltà maggiore? Comprendere se il condizionamento del Vortice Polare sarà tale da inibire le velleità troposferiche. A nostro avviso, osservando vari parametri climatici, crediamo in una ripartenza dei flussi di calore e un rallentamento dei venti zonali, ovvero una situazione tale da apportare maggiori ondulazioni del getto e conseguentemente intrusioni artiche a latitudini meridionali. Ecco perché, nei prossimi giorni, potrebbero alternarsi temporanee pause anticicloniche a giornate chiaramente invernali. Un’irruzione artica più convincente, addirittura possente, potrebbe interessarci attorno al 25 dicembre. O comunque entro fine mese.
Non trascurabile, infine, il ruolo che potrebbe svolgere l’Alta Russo-Siberiana, che sembra in grado di scompigliare i piani di conquista del Vortice Polare. Insomma, c’è tanta carne al fuoco ed è per questo motivo che vi invitiamo, caldamente, a seguire con attenzione i prossimi aggiornamenti. Un saluto dalla Stratosfera! O forse dalla Troposfera? Vedremo.