L’inverno è in agonia, come stiamo ormai ribadendo da alcune settimane Non è un male solo italiano, ma la pesante metamorfosi della stagione ha riguardato un po’ tutta l’Europa. Il drastico mutamento si è avuto in coincidenza dell’inizio del nuovo anno: dall’Epifania è iniziato il lento arretramento del grande gelo e l’inverno non è stato più lo stesso a livello continentale, nonostante i timidi segnali di risveglio della terza decade di gennaio (purtroppo solo temporanei), anche se non dobbiamo mai scordare che quello che è accaduto a dicembre è stato eccezionale, ben più anomalo rispetto al tipo di situazione meteorologica che ha preso invece piede nell’ultimo periodo.
Dicembre ha potuto fare in parte la storia anche sull’Italia, nonostante il grande gelo abbia certamente faticato ad imporsi fin sulle nostre latitudini, analogamente a quanto avvenuto anche nel precedente inverno. D’altronde le grandi ondate di gelo rappresentano l’eccezione e non la regola, ma le enormi potenzialità artiche sono state pienamente dimostrate dallo stazionamento continuo del clima rigido su gran parte del Centro-Nord Europa. E quando il gelo si è indirizzato verso l’Italia, se ne sono viste davvero delle belle.
Non appena si è arenato l’inverno, le secche dell’alta pressione hanno iniziato a prevalere, soprattutto sul comparto mediterraneo. Eppure questa piega che ha preso la stagione non deve sorprendere più di tanto e faceva parte delle varie ipotesi in campo, tanto è vero che anche le proiezioni stagionali illustravano delle tendenze di una seconda parte d’inverno diversa, soprattutto sul lato della siccità causata da maggiori ingerenze anticicloniche.
E così alla fine è stato, per quanto le stesse proiezioni davano credito ad una maggiore importanza del trend termico sottomedia, per via della parziale influenza delle colate fredde che potevano prendere di mira più facilmente le zone orientali europee. Fino a questo momento il gelo non ha più trovato grandi varchi, per l’accelerazione notevole al flusso zonale ad alte latitudini imposta dalla forte accelerazione del Vortice Polare. La situazione potrà un po’ cambiare in futuro, ma di sicuro si tratta di una stagione probabilmente ormai segnata.
I timori di un inverno che poteva cadere rovinosamente trovavano ragion d’essere nello spauracchio rappresentato dalla Niña, così forte nel Pacifico ma al tempo stesso piuttosto lenta ad estendere i suoi effetti a livello globale. Eh sì, perché i cicli ENSO sono in grado di determinare cambiamenti della circolazione generale dell’atmosfera su vastissima scala. Ecco che gli effetti della Niña, combinati con altri fattori negativi (poniamo l’accento ad esempio sull’inversione recente della QBO, la quale ora favorisce la prevalenza della zonalità a livello dei venti troposferici), hanno accentuato questo cambio di marcia dell’inverno, non positivo per noi ma che ha consentito un generale raffreddamento climatico a livello globale.