L’avvitamento dell’aria operato dall’alta pressione sta toccando i massimi livelli ed il bel tempo, analogamente a quanto visto ieri, abbraccia un po’ tutta l’Italia. Qualche velatura lambisce il Triveneto, con nubi medio-alte che si generano a seguito di un debole flusso di correnti miti da nord-ovest, all’atto dello scavalcamento delle cime alpine. Si tratta di quelle tipiche onde orografiche del tutto innocue e sono proprio questi spifferi d’aria dai quadranti settentrionali, unitamente alla fortezza anticiclonica presente a tutte le quote, a sfavorire ancora la formazione di dense nebbie sulle pianure del Settentrione.
Lo scenario sta però per cambiare, con lo spostamento ulteriore dei massimi anticiclonici verso l’Italia, a cui seguirà una fase di lento indebolimento dello stesso anticiclonico. La novità di questa mattina è così rappresentata da nubi basse che, dal Mar Ligure, tendono a sconfinare verso le coste. Per il momento sono solo addensamenti isolati, che però hanno già parzialmente offuscato il cielo anche su Genova: questo fenomeno prende il nome di maccaja e si genera grazie all’incremento dell’umidità nei bassi strati, creando una notevole inversione termica con lo scorrimento dell’aria mite trascinata dell’anticiclone sopra la superficie del mare più fredda.
Si tratta dei primi segnali del tipo di tempo che avremo che nei prossimi giorni, in avvio di settimana. Un anticiclone gradualmente meno potente spianerà la strada alle nebbie ed alle nubi basse. Quali le zone più coinvolte? A parte la Val Padana, saranno i settori costieri prima delle zone occidentali e poi anche dell’Adriatico a risentire di questi cosiddetti effetti collaterali dell’anticiclone, che peraltro contribuiranno a tener basse le temperature diurne.
Il sole splenderà invece a tutta birra sulle zone interne, ma soprattutto in montagna, ove si proseguirà in un trend prettamente primaverile con temperature anomale (basti pensare allo zero termico che si è portato in diverse zone d’Italia al di sopra dei 3000 metri). Un colpo sicuramente duro per la neve in quota, che subirà una fusione specie laddove ne è caduta maggiormente nelle ultime settimane, soprattutto su diversi settori dell’Appennino.