Il cambio di marcia:
forse è superfluo dirlo, visto che l’argomento è stato sviscerato nei minimi dettagli, ma non possiamo non accogliere favorevolmente il cambiamento in atto. Abbiamo vissuto quasi tre settimane di gennaio segnate – talvolta pesantemente – dall’ingombrante presenza anticiclonica. Si è trattato dell’Alta delle Azzorre, è vero, quindi di una struttura statisticamente plausibile anche in gennaio (non scordiamoci le cosiddette “secche”). Tuttavia abbiamo avuto, sovente, temperature superiori alla norma di parecchi gradi e l’anomalia termica positiva è un qualcosa con cui abbiamo imparato a convivere.
Inusuali temporali invernali:
lo sapevamo, era facile intuirlo e prevederlo. Il caldo anomalo, che ovviamente si ripercuote sulle temperature delle acque superficiali del Mediterraneo (e non solo), ha creato un serbatoio d’energia potenziale che al primo accenno instabile è esploso. In varie regioni d’Italia – soprattutto al Sud – si sono manifestati episodi temporaleschi talmente intensi da ricordarci ben altre stagioni. Ma siamo in buona compagnia, non preoccupatevi. Perché i temporali hanno investito anche altre Nazioni europee, persino quelle collocate a latitudini settentrionali. Il che significa soltanto una cosa: c’è qualcosa che a livello atmosferico non gira più come in passato.
Minimi spostamenti, grandi cambiamenti:
il cambio circolatorio attuale è frutto di variazioni bariche apparentemente insignificanti, ma che invece sono in grado di produrre enormi modifiche meteorologiche. Due gli elementi sui quali ragionare: l’indebolimento dell’azione depressionaria nord atlantica e lo spostamento dell’Alta delle Azzorre. Elementi disgiunti? Assolutamente no. E’ evidente il collegamento tra i due, collegamento che scaturisce tempo addietro ovvero subito dopo Capodanno quando passato il gelo puntammo il dito sulla ripresa dell’attività zonale. E’ evidente che un flusso oceanico sparato non può non ripercuotersi sulla morfologia dell’Anticiclone: benché in gran forma, quest ultimo non ha potuto far altro che allungarsi sui paralleli. Ora che invece assistiamo a maggiori ondulazioni delle correnti d’alta quota, l’Alta Pressione è potuto tornare su lande a lei più consone e da là tentare qualche timida sortita in direzione nord.
Farà freddo oppure no?:
Beh, se consideriamo le condizioni termiche di partenza la risposta è si. L’intrusione di un Vortice Freddo, sui nostri mari, detterà modalità e tempistiche nella genesi di un’ampia struttura depressionaria dalle caratteristiche prettamente invernali. Dovendo basarci su dati oggettivi ed anche sulla casistica passata, possiamo dirvi che il freddo sarà assolutamente normale. Le temperature, finalmente verrebbe da dire, si orienteranno sulle medie stagionali e rimarranno tali presumibilmente fino ai primi di febbraio.
Dal medio al lungo termine:
la configurazione ciclonica invernale ci terrà compagnia sino a fine mese e potrebbe segnare l’andamento meteo-climatico anche dei giorni statisticamente più freddi dell’anno: quella della “merla”. Al momento non sembrano esserci segnali rivolti verso un cambiamento più consistente, ragion per cui propendiamo per la prosecuzione del tipo di tempo descritto anche nella prima settimana di febbraio. Da quel momento potrebbero subentrare altri elementi d’interesse, legati ad alcune dinamiche stratosferiche che sembrerebbero poter incidere in modo sostanziale sulle sorti del Vortice Polare. Vedremo strada facendo in che modo e quali potrebbero essere le soluzioni evolutive per le nostre lande.
Focus: evoluzione sino al 01 febbraio 2015
Le condizioni meteorologiche tenderanno a divenire perturbate nei prossimi giorni, ovvero non appena il Vortice Freddo farà il suo ingresso nel Mediterraneo e nel momento in cui si verrà a creare quell’ampia struttura depressionaria della quale s’è già discusso. In termini precipitativi avremo piogge localmente abbondanti e persistenti, mentre in montagna ci aspettiamo copiose nevicate. Nevicate che si attesteranno sin sulle colline alpine, al Centro potrebbero scendere sotto i 1000 metri mentre al Sud dovrebbero restare confinate oltre tale soglia altimetrica.
Il quadro non dovrebbe registrare sostanziali variazioni sino a fine periodo, proponendoci una perdurante lacuna barica mediterranea alimentata da aria relativamente fredda. L’Alta delle Azzorre potrebbe spingersi temporaneamente verso nordest, rimpinguando in tal modo il serbatoio ciclonico attraverso l’intrusione di refoli balcanici o comunque di provenienza orientale.
Evoluzione sino al 06 febbraio 2015
Ribadiamo quanto detto pocanzi, ovvero che anche la prima settimana di febbraio potrebbe proporci altri ingressi d’aria polare in un quadro meteo-climatico di assoluta normalità stagionale.
In conclusione.
Forse rimarranno delusi i più incalliti “freddofili”, ma quel che emerge dall’analisi odierna è una normalità invernale che di questi tempi fa comunque notizia.