Ottobre è già iniziato e ci avviamo così inesorabilmente verso il cuore dell’autunno, ma l’attenzione generale da parte di tutti i meteoappassionati non può che essere già focalizzata sull’inverno, la stagione in grado di suscitare le maggiori emozioni ed aspettative: i mesi invernali sono sempre vissuti sull’onda emotiva delle incursioni fredde e nella speranza che si verifichi il grande evento, il più delle volte coincidente con una bella nevicata sul proprio orticello e non certo in quello del vicino.
Tralasciando le divagazioni, riteniamo doveroso premettere che le previsioni a lunghissima gittata (le cosiddette proiezioni stagionali) hanno un basso grado di predicibilità e non possono certo mettere in luce quelle che saranno le peculiarità specifiche di un mese o di un’intera stagione. I progressi in questo campo sono tuttavia sempre più importanti e non di rado si hanno delle buone performance da parte dei principali enti che elaborano proiezioni a tiratura stagionale.
La domanda più ricorrente è quindi: “che inverno sarà?”. Al momento possiamo solo sviluppare delle considerazioni che si basano su indiscrezioni derivanti non solo da quanto messo in evidenza dalle proiezioni stagionali, ma anche dal quadro teleconnettivo attuale. Siamo alle prese con scenari piuttosto particolari, nel quale La Niña (raffreddamento periodico delle acque del Pacifico) è l’assoluta protagonista. In considerazione del fatto che l’impronta de La Niña, piuttosto forte, dovrebbe raggiungere il culmine entro il prossimo mese, indubbiamente il prossimo inverno sarà parzialmente influenzato a livello globale dal fenomeno, poiché gli effetti si fanno sentire dalle nostre parti in genere dopo 3-4 mesi.
*In generale sull’Europa un inverno condizionato dalla Niña si presenta facilmente più fresco della norma,* poiché le onde planetarie tendono a disporsi secondo uno schema favorevole ad affondi artici sul Vecchio Continente, i quali potrebbero portare una nuova stagione molto fredda sul comparto orientale del Continente. Ovviamente non è solo la Niña a muovere l’intelaiatura del prossimo inverno, ma una serie d’altri indici non meno importanti: fra tutti citiamo la QBO (Quasi Biennal Oscillation), attualmente ancora in fase negativa (circolazione orientale a livello equatoriale nella stratosfera) e che potrebbe contribuire non poco a possibili marcati scambi meridiani con discese del Vortice Polare fino alle nostre latitudini, in un quadro che favorire l’indice AO su valori negativi.
Più vicino a noi, può essere molto importante anche l’andamento dell’indice AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation), che è in fase positiva e ha raggiunto di recente veri e propri record. Le acque del Nord Atlantico sono quindi molto calde, soprattutto quelle attorno alle coste della Groenlandia e questo potrebbe tendere a rinvigorire, se in prospettiva invernale fosse pienamente confermata, eventuali blocchi anticiclonici duraturi ad alte latitudini.
Questo quadro generale appena analizzato potrebbe dunque trovare un giusto mix nelle elaborazioni dei prossimi mesi fornite dalle mappe americane NCEP: in basso vi mostriamo le mappe delle anomalie termiche e di quelle delle precipitazioni. Emerge dunque pienamente la possibilità di un inverno abbastanza freddo su gran parte dell’Europa, ma al tempo stesso decisamente secco, come peraltro dimostrano i casi paragonabili del passato in coincidenza del fenomeno Niña. Si avrebbero così ripetuti blocchi anticiclonici e ben poche ingerenze miti ed umide atlantiche, ma questo quadro freddo e secco potrebbe trovare un eccezione sul Mediterraneo Centro-Orientale (come peraltro si può notare dalle mappe), ove è più facile che si sviluppino ciclogenesi di contrasto termico a seguito delle discese fredde dalle latitudini artiche.