Il 2009 entrerà negli annali della meteorologia antartica come il più caldo registrato sul Plateau. Nelle basi estreme del continente infatti, si stanno concludendo 12 mesi caratterizzati da temperature medie quasi costantemente superiori alla norma, che porteranno il dato finale a stabilire nuovi record storici. Ad Amundsen-Scott, l’insediamento americano del Polo Sud geografico, la media annua si attesta ormai a -47,9 °C superando i -48,0 °C che, dal 2002, resistevano come limite. Lo scostamento dalla normale (1957-2009) è di +1,5 °C e conferma una fase di riscaldamento iniziata nel 2001 e accentuasi dal 2007. Durante l’anno che va concludendosi, anche il semestre invernale (aprile – settembre: -56,7 °C) è risultato il più caldo di sempre. Ma ecco il dettaglio mensile (tra parentesi, lo scostamento dalla norma):
01.2009 -27,1 °C (+1,0 °C)
02.2009 -41,9 °C (-0,9 °C)
03.2009 -51,1 °C (+2,9 °C)
04.2009 -58,5 °C (-1,2 °C)
05.2009 -51,4 °C (+6,5 °C)
06.2009 -55,1 °C (+3,3 °C)
07.2009 -58,2 °C (+1,8 °C)
08.2009 -61,0 °C (-1,3 °C)
09.2009 -56,2 °C (+2,9 °C)
10.2009 -50,4 °C (+0,9 °C)
11.2009 -37,0 °C (+1,4 °C)
12.2009 -27,2 °C (+0,7 °C) dato ufficioso
Alla base russa Vostok invece, con -53,5 °C il 2009 s’insedierà al secondo posto tra gli anni più caldi dopo il 2007 e il 1980 (-53,2 °C in entrambi i casi), presentando uno scostamento di +1,7 °C sulla normale (1958-2009). Anche in questo caso, il dettaglio mensile permette di apprezzare meglio la singolarità dell’andamento climatico:
01.2009 -31,0 °C (+1,1 °C)
02.2009 -40,4 °C (+3,9 °C)
03.2009 -57,5 °C (+0,4 °C)
04.2009 -67,6 °C (-2,8 °C)
05.2009 -62,9 °C (+2,8 °C)
06.2009 -61,8 °C (+3,4 °C)
07.2009 -59,5 °C (+7,2 °C)
08.2009 -67,9 °C (+0,1 °C)
09.2009 -64,2 °C (+1,9 °C)
10.2009 -57,1 °C (+0,1 °C)
11.2009 -40,8 °C (+2,0 °C)
12.2009 -31,3 °C (+0,6 °C) dato ufficioso
Come si noterà, ben 11 mesi sono rimasti al di sopra dei riferimenti storici, cosa accaduta solo nel 1980 (nel 2007 i mesi con scarto positivo furono 9).
È possibile spiegare il trend? L’andamento termico del Plateau Antartico è ben correlato ai campi barici di livello emisferico, che determinano lo scambio delle correnti fra basse e alte latitudini. I meccanismi regolatori sono noti: in particolare la SAO (Semi-annual oscillation), i cui cambi di polarità scandiscono gli andamenti stagionali. L’intensità della SAO è a sua volta modulata dalla forza del SAM (Southern annular mode): il rallentamento dei venti occidentali infatti, permette alle correnti in discesa dal Plateau Antartico di meglio fluire verso nord, provocando un raffreddamento di vaste aree costiere, in particolare della Penisola Antartica (nonché di regioni sud americane, neozelandesi, australiane e sudafricane); le aree antartiche più interne tuttavia, sono a loro volta interessate da una ritornante calda, che va a rimpiazzare l’aria in uscita e provoca quindi temperature superiori alla norma. È quanto si è osservato con particolare insistenza quest’anno, cosa che i dati finali non possono che confermare.
Spiegati i dettagli, occorre aggiungere che questo rapporto di forze sembra soggetto a periodicità ben definite: di 12 e di 30-35 anni. E in effetti, il riscaldamento manifestatosi nel Plateau Antartico a partire dal 2001 ha chiuso una fase di segno opposto, che aveva caratterizzato tutti gli anni Novanta. Discutendo tali argomenti, l’attuale evoluzione termica era stata brillantemente anticipata nel 1998 da una serie di studi relativi alla SAO con queste parole: «Se il processo è provato essere ripetitivo e valido per l’intero continente, un accelerato riscaldamento dell’Antartide Orientale è da aspettarsi nel prossimo decennio, comparabile col trend osservato prima del 1975 (1 °C in 15 anni)» [van den Broeke, p. 190].
Approfondimenti:
https://www.meteogiornale.it/notizia/3173-1-indagine-al-polo-sud-prima-parte
https://www.meteogiornale.it/notizia/3175-1-indagine-al-polo-sud-seconda-parte
https://www.meteogiornale.it/notizia/3176-1-indagine-al-polo-sud-terza-parte
Bibiliografia:
M.R. VAN DEN BROEKE, The semi-annual oscillation and Antarctic climate. Part 2: recent changes, «Antarctic Science», vol. 10, n. 2 (1998), pp. 184-191.