Il risveglio del nivofilo incallito, prendendo spunto dall’ottimo pezzo scritto dal collega Aldo Meschiari (https://www.meteogiornale.it/notizia/19777-1-il-risveglio-del-nivofilo-incallito), sta diventando sempre più teso ed irrequieto. Gli spiragli del grande freddo sembrano infatti chiudersi anche per i giorni successivi al giro di boa di febbraio, dopo l’illusione che si stava maturando con talune tendenze elaborate negli scorsi giorni dai principali Centri di Calcolo. L’inverno tuttavia può ancora attendere ed ogni sua zampata in prospettiva passa dietro la distruzione di questo anticiclone che si è radicato da tempo sul Mediterraneo. Distruzione significa anche che possano porsi le basi per un cambio di circolazione che favorisca nuove rimonte anticicloniche, che ci portiamo ormai appresso da quasi un mese e mezzo.
Perché è così fondamentale che si rompa lo scudo anticiclonico? Possiamo elencare una serie di motivi, ma ce ne bastano anche solo due di importanza enorme. Il caldo anomalo portato dall’anticiclone di questo motivo colpisce soprattutto in montagna, con tutta una serie di ripercussioni sulla già grave penuria delle nevicate, ma soprattutto sui problemi relativi ai ghiacciai alpini: l’assenza di precipitazioni e le temperature elevate invernali non giovano di certo e tutto questo non rappresenta certo un buon viatico per la prossima stagione estiva. L’altro motivo è legato all’inquinamento, che ci cerca di fronteggiare con provvedimenti eccezionali: eppure tutto si risolverebbe se quest’anticiclone si togliesse finalmente di mezzo.
In questo senso confermiamo le buone notizie: nel week-end dovrebbe concretizzarsi quel cedimento barico tale da trasportare maggiori infiltrazioni d’aria umida. E l’abbandono dell’anticiclone si tradurrà in una sorta di lacuna barica, che comunque permetterà alle temperature di calare soprattutto in quota, rispetto all’eccezionale anticipo di primavera vissuto negli ultimi giorni.