La velocità di espansione dell’universo risulta essere del 10% superiore a quella rilevata finora. Lo indica la misura più precisa mai ottenuta di questo fenomeno, pubblicata sull’Astrophysical Journal. Questo risultato fornisce i primi indizi di una nuova astrofisica, con regole diverse a quelle previste dal Modello Standard.
I ricercatori hanno calcolato la velocità di espansione dell’universo misurando le distanze di lontane galassie osservate dal telescopio gestito da Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). Si è giunti a questa incongruenza che mette in crisi le teorie di riferimento della cosmologia.
In particolare, il telescopio Hubble ha osservato stelle pulsanti chiamate Cefeidi, caratterizzate dalla relazione regolare tra il periodo di pulsazione e la luminosità e per questo sono usate come punti di riferimento per misurare le distanze delle galassie.
Si è così avuto modo di calcolare che le galassie si allontanano tra loro a un ritmo più rapido del previsto e che l’universo si sta espandendo a una velocità superiore del 10%, rispetto a quella calcolata grazie alla foto del baby universo catturata dal satellite Planck, dell’Esa.
Tutti i possibili scenari sono da cercare nel lato oscuro dell’universo. Una possibilità è che il motore che spinge l’universo a espandersi, cioè l’energia oscura, che occuperebbe il 75% del cosmo, possa allontanare le galassie l’una dall’altra con una forza ancora maggiore del previsto.
Ciò significa che l’accelerazione potrebbe non avere un valore costante, variando nel tempo. Si fanno anche altre ipotesi, fra le quali l’esistenza di nuove particelle simili ai neutrini, ma ancora più inafferrabili, i cosiddetti neutrini sterili. Il risultato inatteso apre le porte, per il momento, a un viaggio nel mistero tutto da risolvere.