CLIMA E METEO: è notizia di questi giorni l’aumento dei tremori vulcanici nell’area statunitense del Parco di Yellowstone, uno dei più grandi e famosi nel mondo, grazie alla bellezza del panorama naturale ed alla presenza dei famosi “Geyser”, getti di acqua e vapore dal terreno che si presentano periodicamente.
Proprio i Geyser indicano la presenza di una massa magmatica in profondità, che riscalda le acque che scendono in profondità nel terreno riscaldandole fino allo stato di vapore.
Tutta la zona di Yellowstone fa parte di una gigantesca “caldera”, un’aera sviluppatasi a causa dell’eruzione di un enorme vulcano avvenuta nell’antichità.
Le preoccupazioni degli scienziati sono dovute all’aumento della frequenza degli eventi sismici, tremori avvertibili solo dagli strumenti (inferiori ai 3.5 Richter nella scala di potenza dei terremoti); attualmente si verificano dai 1500 ai 2000 eventi sismici ogni anno.
Questo aumento indicherebbe che la massa magmatica presente nel sottosuolo sta iniziando a muoversi verso l’alto, e potrebbe essere imminente una nuova eruzione.
Dal punto di vista geologico il termine “imminente” significa un periodo di tempo indefinito, che può variare da un anno a cento anni ed oltre; l’unico modo di prevedere un’eruzione è proprio l’utilizzo dei sismografi in quanto in caso di evento imminente i terremoti nella zona diventerebbero molto frequenti.
Una eruzione del vulcano di Yellowstone potrebbe essere preoccupante in quanto avrebbe effetti globali: trattandosi di un cosiddetto “supervulcano”, la quantità di materiale espulso in atmosfera sarebbe enorme.
L’ultima eruzione verificatasi 6 milioni di anni fa vide immettere in atmosfera circa 1500 chilometri cubici di materiale, un quantitativo tale da poter oscurare il sole per anni, riflettendo la radiazione solare verso lo spazio e provocando un rapido raffreddamento globale.
Dal punto di vista locale, sarebbe a rischio una buona parte degli Stati Uniti nord occidentali che vedrebbero gli effetti diretti dell’eruzione.
E proprio qui sono le preoccupazioni degli scienziati: durante la stagione invernale le basse temperature congelano gli strumenti (sismografi ed altro) fino alla primavera successiva, e questo potrebbe impedire di effettuare i relativi allarmi di prossimità dell’eruzione, consentendo lo sgombero di emergenza delle zone adiacenti.
Abbiamo avuto in passato eventi quali l’eruzione del vulcano Tambora e del Krakatoa, che hanno causato un deciso raffreddamento climatico sulla Terra per alcuni anni, malgrado la quantità di ceneri immesse in atmosfera fossero di circa 100 chilometri cubici, cioè meno di un decimo di quelle che potrebbe emettere il supervulcano di Yellowstone.