Il supervulcano dei Campi Flegrei è entrato negli ultimi anni in una fase di fermento, per la quale è necessario un costante monitoraggio al fine di captare tutti quei possibili indizi di allarme. Un nuovo parametro è stato appena individuato e potrebbe aiutare non poco, grazie ad uno studio effettuato da un team di ricercatori dell’INGV e pubblicato su Scientific Reports. E’ una ricerca che per il momento ha valenza scientifica, senza implicazioni di protezione civile. Tale segnale si chiama “sismicità di background” e dovrebbe essere molto più efficiente rispetto alla miriade di paramretri necessari per analizzare congiuntamente fenomeni diversi, come sismicità, deformazioni suolo e composizione delle fumarole.
Gli studiosi hanno analizzato la relazione statistica tra centinaia di micro-terremoti avvenuti nei Campi Flegrei dopo il 2000, l’innalzamento del suolo e variazioni nella composizione dei vapori delle fumarole. Finora interpretare tutti i segnali di attività delle caldere era molto complesso: ad esempio, non sempre il susseguirsi di sciami sismici associati a forti innalzamenti del suolo e all’aumento dei vapori emessi dal vulcano anticipa un’eruzione Può accadere anche il contrario, ovvero che le eruzioni siano precedute solo da deboli variazioni dei segnali geofisici e geochimici. La somma della serie temporale dei terremoti così selezionati è la sismicità di background e mostra un comportamento molto simile a quello dell’innalzamento del suolo e dell’aumento della concentrazione dei gas nelle fumarole.