Caldo, furioso, e grandine altrettanto furiose. Fenomeni meteo apparentemente lontani anni luce eppure più vicini di quel che si potrebbe pensare.
Quante volte abbiamo detto che anomalie meteo climatiche persistenti vengono ripianate da anomalie meteo climatiche di segno opposto? Non è una regola scritta, questo è vero, ma le probabilità sono alte e negli ultimi mesi abbiamo avuto la prova provata di quel che stiamo scrivendo.
Ricordate i mesi di febbraio e marzo? Miti e senza piogge, tant’è che ci si preoccupava della siccità incombente. Poi cos’è successo? Che a maggio abbiamo avuto l’esatto contrario, ovvero piogge e freddo. Anche all’epoca eravamo ben consapevoli che la staticità atmosferica avrebbe concluso la corsa contro un muro.
Dopo maggio ipotizzavamo un’improvvisa accelerazione estiva ma non immaginavamo minimamente che tutto il mese avrebbe vestito panni africani. Così come non potevamo immaginare, o forse sì, che luglio avrebbe proseguito sulla stessa strada. Ma ora siamo consapevoli che tutto potrebbe interrompersi bruscamente, che il dominio africano potrebbe rompersi d’improvviso. Forse sarà così, forse no, fatto sta che i segnali in quella direzione stanno arrivando.
I modelli fisico matematici continuano a dirci che le temperature dovrebbero crollare nei prossimi giorni. Un crollo innescato da cosa? Semplice, dallo spostamento verso ovest del perno anticiclonico e dal contestuale arrivo d’aria fresca dai quadranti nordoccidentali. Se basterà a imporre un nuovo tipo di circolazione atmosferica non lo sappiamo, anche perché a quel punto i centri di calcolo internazionali prendono strade diverse o almeno non uguali.
C’è chi scommette sull’ingresso di perturbazioni e allora sì che il cambiamento sarebbe imponente. C’è chi invece vedrebbe poche precipitazioni e una graduale ricucitura anticiclonica attorno al 20 luglio. A chi credere? Bella domanda…
Dovendo dar peso al concetto degli estremi, dei poli opposti che si attraggono, si dovrebbe dar più peso all’ipotesi break rinfrescante e temporalesco. Ed è quello che vogliamo fare, a prescindere da come andrà a finire.