Nella notte fra sabato 24 e domenica 25 marzo “le lancette” dell’orologio, i display che gestiscono l’ora in automatico di smartphone, tablet, pc, sono andate avanti di 60 minuti.
Se vi siete svegliati alla stessa ora di ieri, avete perso un’ora di sonno, ma con le giornate ormai sempre più lunghe, di sera si potrà beneficiare di un’ora di luce in più.
L’ora legale rimpiazza l’ora solare, e tra le altre cose in particolare fa risparmiare sull’energia sfruttando un minore uso dell’illuminazione elettrica: esiste in Italia dal 1916 e fu adottata mentre il paese era impegnata nella Prima guerra mondiale.
Con la Repubblica italiana dal 1948 l’ora legale non venne più utilizzata, per essere poi reintrodotta nel 1966, in periodo di crisi energetica: durava quattro mesi, dall’ultima domenica di maggio all’ultima domenica di settembre.
Solo dal 1980 il periodo di azione dell’ora legale venne allungato a sei mesi. Un ulteriore prolungamento di un mese è stato introdotto nel 1996, insieme al resto dell’Europa, quando la fine del periodo d’ora legale fu spostato all’ultima domenica di ottobre.
Il cambio d’ora porta tuttavia degli effetti negativi anche sul nostro organismo, che può faticare ad abituarsi. Almeno il 15 per cento degli italiani soffrirà di affaticamento, irritabilità, fatica nella concentrazione, emicrania e insonnia per il passaggio all’ora legale.
Negli ultimi tempi si dibatte sul tema ora legale, e ci sono varie proposte per abolirla. Secondo alcuni studi il risparmio energetico è limitato, mentre l’impatto sulle abitudini umane è notevole.
Nel frattempo, tra utilità e non di questa abitudine, l’ora legale 2018 è stata confermata, e difficilmente sarà abolita nei prossimi anni in Italia.