Il pino nero secolare della Majella, a Fara di San Martino in provincia di Chieti, esiste davvero. Sembrava trattarsi solo di una semplice leggenda, fino a qualche tempo fa. Si diceva che l’albero fosse cresciuto in un burrone e nell’antichità sarebbe stato oggetto di culti pagani e riti sacri.
Nessuno aveva però mai avuto modo verificare l’esistenza di questo antichissimo albero, fino al momento in cui botanici e gli agronomi dell’Ente parco della Majella hanno deciso di volerci vedere chiaro, andando alla ricerca del misterioso albero.
Attrezzati con imbracature, corde e chiodi, i lavoratori dell’Ente Parco si sono avventurati calandosi nel burrone, accompagnati dal personale del Soccorso Alpino Forestale, in una conca della Val Serviera. Dopo circa cento metri di discesa hanno incontrato un piccolo bosco formato da sei esemplari di pino nero cresciuti sospesi nel vuoto.
La zona è da considerarsi inaccessibile all’uomo tanto che per poterlo trovare sono state adottate speciali tecniche di alpinismo. Oltre che essere sospesi nel vuoto, questi alberi sono apparsi con le poderose radici avvinte al terreno come tentacoli.
Fra questi pini figura anche quello più antico, che dall’analisi dendrocronologica avrebbe 900 anni, confermando l’esistenza già all’epoca di Celestino V, come vuole la leggenda. Per stabilirne la longevità, è stato effettuato un “carotaggio” del tronco il cui raggio era di 63 centimetri.
Questo albero, con una base di quasi 4 metri, potrebbe essere uno degli esseri viventi più antichi della regione e deve la sua longevità alla posizione praticamente impossibile da raggiungere. In questo modo è sfuggito ai boscaioli e ai taglialegna.