Con la stagione tornadica al via, nuove incredibili simulazioni ottenute tramite l’utilizzo di supercomputers stanno dando ai previsori una visione senza precedenti della struttura di queste mostruose tempeste. La più impressionante è quella che ha riprodotto il mega tornado EF5 che il 24 maggio 2011 sconvolse El Reno, Oklahoma.
Il ricercatore che si è occupato del progetto è Leigh Orf, dell’Istituto Cooperativo per gli Studi attraverso satelliti meteorologici (CIMSS) della Università del Wisconsin-Madison. Il team ha sviluppato una notevole esperienza nella creazione di modelli che riproducono le supercelle temporalesche e di conseguenza i processi termo-dinamici che generano i tornado.
L’ultima simulazione del team “Orf” ha ricreato il tornado di El Reno e l’alta risoluzione ha consentito di osservare tanti “mini-tornado” quale preludio al gigantesco imbuto che devastò l’area. Questi mini tornado si fondono tra loro, aggiungendo energia e intensificando la furia del vento. Infine, si formano nuove strutture, compreso la cosiddetta SVC (streamwise vorticity current). La SVC è un elemento portante nell’alimentazione di queste enormi strutture, ma stranamente non va mai a contatto con il tornado. Piuttosto, scorre al di sopra e intorno al vortice d’aria.
Secondo Orf, la genesi di un tornado richiede pochi ingredienti: umidità abbondante, instabilità, wind shear e una differenza di temperatura o umidità. Ma la presenza di tutti questi elementi non produce necessariamente un tornado. Il successo nella modellazione può essere ostacolato dalla qualità dei dati in ingresso e dalla potenza di elaborazione del computer. Per raggiungere modelli estremamente affidabili e precisi, il recupero dei dati inerenti le condizioni atmosferiche immediatamente precedenti alla formazione del tornado è l’ideale, ma rimane impresa ardua e potenzialmente pericolosa.