La prima discesa a -60 °C sul Plateau Antartico è stata registrata alla base italo francese Concordia (3.233 m) il 6 marzo con una minima di -61,7 °C. È ogni anno stupefacente, per chi quotidianamente segue le vicende meteorologiche del continente, osservare già a fine estate valori che nell’emisfero boreale vengono eccezionalmente raggiunti solo nel cuore degli inverni più rigidi. Tuttavia il superamento della soglia quest’anno risulta un po’ ritardato rispetto alla media. Limitando lo sguardo alle ultime tre stagioni, l’1 marzo 2016 alla base russa Vostok (3.488 m) si erano toccati i -60,6 °C; il 27 febbraio 2015 a Concordia si erano raggiunti i -60,1 °C; e il 2 marzo 2014 ancora a Vostok la punta era stata di -60,8 °C.
Occorre dire che già l’estate andata in archivio, in Antartide corrispondente al bimestre dicembre – gennaio, alla base americana del Polo Sud geografico (2.836 m) era stata la più calda dal 2013 con una media di -26,2 °C e uno scarto di +1,7 °C sulla normale. Anomalia che è proseguita a febbraio e nella prima decade di marzo, coi seguenti record giornalieri (ufficiosi) di temperature massime:
2 marzo = -31,7 °C precedente -34,8 °C nel 2003
3 marzo = -31,9 °C precedente -32,1 °C nel 1985
5 marzo = -32,1 °C precedente -33,3 °C nel 1984
6 marzo = -33,7 °C precedente -33,8 °C nel 1984
La rottura della soglia, al Polo Sud si è avuta il 12 marzo con -61,1 °C mentre nel resto del Plateau Antartico la discesa è proseguita fino a un limite stagionale di -64,8 °C a Vostok (11 marzo) e -65,4 °C a Concordia (13 marzo). Ma siamo ormai in prossimità dell’inverno, che indicativamente ha inizio nell’ultima decade di marzo, quella cioè in cui si cominciano a raggiungere i -70 °C: un valore sconosciuto nell’emisfero boreale, che a suo modo rende il fascino e racconta il mistero del clima antartico.