Il nostro Pianeta appare come una sfera azzurra, anche perché per oltre il 70% della superficie è ricoperta da oceani o mari. In merito a quel che accade al di sotto di queste enormi masse d’acqua si sa davvero ben poco, se non nulla.
Da oggi però si punta ad utilizzare una rete globale che copre tutti i mari del pianeta al fine di controllare i movimenti sismici sottomarini. Questa interessante possibilità non è solo un’ipotesi, ma è stata anche provata in almeno due situazioni diverse da un team internazionale di ricercatori.
Per far questo non è stato necessario alcun nuovo impianto, ma semplicemente si potrà sfruttare la rete di cavi sottomarini di fibra ottica che garantiscono, 24 ore al giorno, le comunicazioni telefoniche e, soprattutto, via internet fra miliardi di utenti nello stesso momento.
Sotto gli oceani corrono cavi dedicati alla fibra ottica per circa 885.000 chilometri. La fibra ottica sembra essere uno strumento efficace, a basso costo e ad alta precisione per individuare i movimenti tellurici che possono condurre a un sisma.
Il metodo usato è concettualmente piuttosto semplice e si basa sul fatto che in fondo al mare i disturbi su questi cavi sottomarini (tecnicamente denominati “rumore”) sono molto minori che non al suolo, anche di una decina di volte, e quindi il segnale prodotto dai terremoti vicini e lontano è rilevabile più semplicemente.
La tecnica adottata, con i sensori che forniscono in tempo reale le informazioni sui movimenti tellurici, ha anche permesso di capire che i terremoti in Antartide sono più frequenti di quanto si pensasse. Questo è però solo l’inizio di una serie di monitoraggi che possono diventare continui ed estesi a largo raggio.