I lettori più attenti si saranno accorti che molte delle nostre cartine meteo presentano la quota di geopotenziale a 500 hPa. Esso è un parametro fondamentale che indica i binari su cui corrono i fronti; ma esiste un’altra caratteristica fondamentale che non sempre proponiamo ma è utile per indagare se ci possano essere fenomeni meteo di forte intensità ed è la temperatura a 500 hPa.
Temperatura a 500 hPa prevista (a titolo di esempio) per il 18 settembre: si nota come ci sia un nocciolo molto freddo a est, più “mite” a ovest, anche se a quelle quote ci sono -12/-14°C.
Quest’ultimo parametro ci permette di stabilire se si possa isolare in altissima quota (circa 5500 metri) un nocciolo di aria estremamente fredda che possa interagire con gli strati sottostanti. Ricordo che a quelle quote (siamo ben oltre qualsiasi terra emersa in Europa, poiché la vetta del Monte Bianco è a 4810 m, quindi circa 700 metri sotto tale livello meteo) le temperature sono rigorosamente sempre negative tutto l’anno, qualsiasi minuto del giorno e della notte.
Pertanto, dobbiamo fare i conti con i segni meno: a titolo di esempio, giusto per dare alcuni numeri, in Spagna il meteo disastroso aveva proposto -14/-16 gradi a 500 hPa, a fronte di -8/-10 tipici del periodo.
Pertanto, a TUTTE LE QUOTE (suolo, 850 e 500 hPa), era presente aria più fredda della media, quindi possiamo parlare di peggioramento molto ben strutturato, il quale di fatti ha portato a disastrose conseguenze sul suolo iberico.
Ma può capitare in piena estate che si isoli una piccola circolazione ciclonica anche sul nostro paese, pertanto la maggior parte dei temporali estivi di calore non dovuta a fronti organizzati è dovuta a una debole goccia fredda in quota.
Il parametro meteo della temperatura a 500 hPa non è più “utile” a definire i temporali nella stagione invernale, poiché poco ci dice sulla fenomenologia al suolo, mentre è molto importante in estate e talvolta a inizio autunno quando possono esserci temporali intensi.