Il vortice Numa, ora ancora centrato sul Mar Ionio, è evoluto in un ciclone simil tropicale. Qualcuno parla di uragano, ma è definizione impropria in questo caso. Inoltre va detto che gli uragani mediterranei non potrebbero comunque compararsi con i grandi uragani tropicali.
Proviamo a fare ulteriore chiarezza: i cicloni tropicali mediterranei, che in qualche rarissimo caso raggiungono intensità di uragano, sono noti attraverso l’acronimo TLC, che significa “Tropical Like Cyclones”, ovvero cicloni simili a quelli tropicali.
Va detto che sul nostro Mar Mediterraneo si possono formare delle figure cicloniche con caratteristiche equiparabili a quelle dei cicloni tropicali, sebbene senza la grandezza e tanto meno la potenza devastatrice degli uragani alle latitudini tropicali oceaniche. Si tratta di eventi comunque rari, a dispetto di allarmismi ingiustificati richiamati da talune meteo bufale.
Questi fenomeni sono ancora attualmente oggetto di studi ed approfondimenti, tanto che il termine TLC si è iniziato ad usare solo verso la fine degli anni ’90. Più recentemente, a partire dall’inizio degli anni 2000, è stata coniata la definizione di “Medicanes”, che racchiude due parole per descrivere la forma più rara ed intensa dei tipi di TLC possibili nel Mediterraneo, ovvero i “Mediterranean Hurricanes” (gli uragani mediterranei).
Tra i Medicanes più recenti figurata Qendresa, che tra il 7 e il 9 novembre 2014 arrivò a sfiorare la Sicilia, con effetti anche su Lampedusa e Malta. Come accade per gli uragani tropicali, anche quelli sul Mediterraneo seguono la classificazione basata su una scala pressoché analoga a quella Saffir-Simpson, in base all’intensità del vento medio in prossimità dell'”occhio”.
Gli uragani di casa nostra possono raggiungere al massimo l’intensità comparabile a quello della categoria 1 dei corrispondenti uragani tropicali. Il fatto di essere denominati TLC è legato proprio al fatto che sono nettamente diversi dai tipici “cicloni extratropicali”, i quali trasportano le comuni perturbazioni tra l’Europa ed il Mediterraneo.
La somiglianza con le tempeste o i tifoni tropicali si evince quindi da una serie di fattori: anzitutto essi sono caratterizzati internamente da un cuore caldo anche in quota ed inoltre sono caratterizzati da un meccanismo “barotropico” piuttosto che quello “baroclino” tipico dei cicloni extratropicali.
Ciò significa che questo tipo di ciclone diventa autonomo ed è in grado d’alimentarsi col semplice contributo del calore latente fornito dal mare, quando i mari dispongono ancora di parecchio calore (immagazzinato in estate) nei mesi autunnali. Tuttavia, le temperature alte marine sono in genere necessarie solo per concorrere a far sì che un ciclone simil tropicale evolva in uragano. Questo è il motivo per cui i TLC d’intensità inferiore si possono formare anche in inverno, con acque marine più fredde.