Riprendiamo il discorso relativo alla tempesta “Ciara”. Nella giornata di ieri ha raggiunto la pressione minima ha toccato un valore incredibile: 929 hPa. Osservandone la struttura da qualsiasi immagine satellitare era possibile identificare facilmente l’occhio ed è per questo che è stato definito un vero ciclone artico.
Ma cos’è esattamente un ciclone polare, un ciclone artico o un uragano artico? Oltre alle acque tropicali, dove si formano tempeste tropicali e uragani che un po’ tutti conoscono, ci sono altre aree oceaniche molto più fredde in cui si verificano processi termodinamici molto simili.
Stiamo parlando delle acque dell’Atlantico settentrionale o addirittura del Mar Glaciale Artico. Si tratta di sistemi di bassa pressione in cui i processi di approfondimento danno luogo a strutture che, viste dal satellite, appaiono molto simili a quelle dei mari tropicali. Ed è questo il caso.
Il nome ufficiale della tempesta è stato attribuito dal British Meteorological Service, Met Office, attribuzione servita per classificare una serie di eventi meteorologici estremi che hanno investito – e stanno investendo – l’Europa occidentale. L’elemento più distruttivo è rappresentato dal vento, che soffiando con raffiche di uragano ha provocato un’enorme tempesta marittima. Parlando di venti non possiamo non citare l’incredibile velocità del Jet Stream.
Una simulazione di radiosondaggio nell’area in cui si prevedono i venti più forti, il Jet Stream dovrebbe avere velocità non al di sotto di 425 km/h! Attenzione, non è un evento eccezionale, due anni fa ad esempio si registrarono picchi di 420 km / h.
In tali condizioni ci sono stati voli transatlantici che hanno raggiunto velocità folli: circa 1303 km/h, ovvero velocità superiori a quella del suono. Con tali velocità un volo New York – Londra può richiedere meno di 5 ore risparmiando così tempo e carburante.