La frase che spesso si sente dire quando si parla di meteo estremo è la sua correlazione col cambiamento climatico.
Partiamo dal fatto che il riscaldamento globale è un fatto validato e scientificamente dimostrato: dato per certo ciò, possiamo attribuirgli la colpa di tali fenomeni?
La risposta non è univoca, nel senso che UN singolo episodio NON si può attribuire esclusivamente al cambiamento climatico, ma un LUNGA serie di episodi ravvicinati sì.
La dinamica generale dell’atmosfera forma i sistemi perturbati: il ciclone mediterraneo Vaia (quello del 29 ottobre) è stato così intenso perché nato dall’interazione tra due masse d’aria diametralmente opposte per valori termo-igrometrici: una di matrice artica e l’altra subtropicale. Masse d’aria così estreme e diverse avrebbero provocato un tale disastro anche senza riscaldamento globale: la domanda è se quest’ultimo possa o no amplificare i contrasti termici e quindi statisticamente aumentare i fenomeni di meteo estremo e la risposta è sì.
Non possiamo quindi dire che sicuramente il global warming è la causa principale di fenomeni estremi, ma esso fornisce quello step di energia in più per poter instaurare probabili fasi di forte maltempo.
Si tenga anche presente che non abbiamo alcun dato scientifico di meteo severo qualche secolo fa, mentre negli ultimi decenni il territorio italiano è diventato molto più urbanizzato e impermeabilizzato, quindi molto più fragile e affollato rispetto a tempi addietro. Non potremo mai sapere se un ciclone come Vaia si sia verificato alcuni secoli fa, ma possiamo sapere con certezza che oggi fa molti danni e che in futuro dobbiamo prepararci a un eventuale fenomeno così forte.
Quindi per riassumere, il meteo severo c’è sempre stato, ma il riscaldamento globale può e potrà aumentare la frequenza e l’intensità di certi fenomeni e la nostra civiltà deve adattarsi a questi scenari, per evitare (o limitare) nuovi disastri.