In molti articoli abbiamo scritto che talvolta il meteo può assumere un flusso zonale: andiamo a vedere cos’è tale fenomeno, come si manifesta e quali conseguenze porta.
La trattazione può essere lunga e complessa ma, in buona approssimazione, il meteo zonale è caratterizzato da i fronti che vengono dall’Atlantico verso le medie latitudini: attorno all’Islanda (per complessi motivi di dinamica atmosferica) sorge stabilmente un’area depressionaria (una zona dove nascono le pressioni portatrici di maltempo alle nostre latitudini), che per quasi tutto l’anno staziona attorno a tal isola.
La depressione d’Islanda è una macchina di fronti che porta meteo piovoso e perturbato su buona parte dell’Europa: quando questi ultimi partono dall’alto Atlantico e interessano le nostre latitudini si dice che c’è il flusso zonale, ovvero i fronti perturbati vanno da ovest verso est, interessando con piogge e temporali vaste aree del continente europeo.
Può capitare che questo flusso zonale venga bloccato: in tal caso si parla di flusso meridiano.
Questa particolare configurazione meteo è esattamente l’opposto di quella citata prima, non vi è più un flusso da ovest verso est ma scambi da nord a sud e viceversa: poiché non vi è grosso coinvolgimento dell’oceano, una delle conseguenze è il calo marcato delle piogge in caso di tali scambi. Da qui nascono le famose configurazioni di blocco, fautrici di severe ondate di caldo in estate e ondate di gelo tardivo in primavera.
Quindi, quando il flusso zonale è presente il meteo rimane tipico del periodo sull’Europa, mentre quando si blocca siamo in un periodo fortemente sopra media o fortemente sotto media.