In poco più di 100 anni, il livello medio del Mar Mediterraneo è già salito di circa 15-20 cm dalla fine del 19° secolo. Poco o molto che possa essere, la situazione dovrebbe però aggravarsi tantissimo: nel 2100, nello scenario peggiore, il livello del mare si alzerà di oltre un metro e mezzo, in quello migliore di soli 30 centimetri. Dopo anni di studi, i geomorfologi italiani si sono trovati a Taranto per lanciare l’allarme e provare ad offrire soluzioni.
La situazione potenzialmente più critica riguarderebbe gran parte della costa emiliana-romagnola, veneta e friulana, con il delta del Po e laguna di Venezia tra i settori più vulnerabili all’aumento medio del livello marino, che potrebbe incrementarsi da un minimo di 60 cm a un massimo di 1,4 metri. Ma ci sono anche la Versilia, oppure la piana Pontina e quella di Fondi, Taranto o le coste di Catania, Oristano e Cagliari.
Nel Mediterraneo troppo davvero è stato costruito a un metro dal mare e ciò rappresenta il principale problema. Abbiamo infrastrutture e ferrovie vicinissime al mare e sarebbe necessario programmare fin d’ora le risposte a quella che potrebbe essere la necessità di programmare un futuro diverso per le aree considerate più a rischio. Non vanno temuti solo gli tsunami, eventi possibili ma per fortuna piuttosto rari (come quello di Messina del 1908, o in Puglia del 1743).
Gli effetti delle ondate, con il progressivo innalzamento del livello delle acque, diventeranno sempre più minacciosi nell’ambito dell’estremizzazione del clima. Per questo, accanto alla raccolta di dati e previsioni, gli esperti hanno messo a punto uno strumento per capire in tempo cosa può accadere e quale sarà in tempo reale l’impatto di una mareggiata eccezionale. Si chiama «Start», acronimo di Sistemi di rapid mapping e controllo del territorio costiero e marino.
In totale, sono ben 33 le aree a rischio allagamento, in quanto sono territori che già ora stanno sul livello del mare, se non al di sotto. Si tratta di 7.500 chilometri quadrati di coste che tra circa 80 anni potremmo vedere sommerse, colpite da mareggiate. Fiumicino, ad esempio, è costruita in un’area che sta a meno uno: l’aeroporto è costruito in un area depressa dove oggi l’altimetro segna meno uno e quindi ci sono opere, dighe e idrovore che in futuro andranno potenziate per mantenere l’aeroporto fuori dall’allagamento.