Le nuvole e l’eventuale correlazione col riscaldamento globale hanno rappresentato un tema di tante autorevoli ricerche effettuate nell’ultimo decennio. Studi che hanno dimostrato come la copertura nuvolosa sia influenzata dal riscaldamento atmosferico, sia nella distribuzione sia nella percentuale di superficie occupata.
L’ultimo studio in ordine cronologico indica che l’aumento della temperatura globale del pianeta potrebbe risultare superiore rispetto a quanto ipotizzato da varie elaborazioni modellistiche. Il motivo? Perché tali elaborazioni non tengono conto della presenza di nubi che trattengono il calore impedendone la dispersione in atmosfera.
Finora le principali modellizzazioni tenevano conto della concentrazione della CO2 quale principale parametro per ipotizzare scenari a lungo termine. Ma finora si è trascurato un elemento, ovvero che le nubi possono rappresentare un fattore altrettanto importante perché sappiamo rappresentare una barriera verso la dispersione del calore in atmosfera.
Per esempio, se passiamo al campo a noi più caro ovvero la meteorologia, è risaputo che le chiare notti d’inverno sono quelle che presentano un maggior rischio di gelate; rischio che viene scongiurato dalla presenza di nubi proprio perché la copertura fa sì che il calore immagazzinato dal suolo durante il giorno non venga disperso in atmosfera.
E’ un meccanismo simile all’effetto serra, il processo attraverso il quale una serie di gas presenti nell’atmosfera (naturalmente o prodotti dall’attività umana), assorbono il calore proveniente dalla superficie terrestre e lo irradiano verso gli strati inferiori in tutte le direzioni, causando un aumento della temperatura della troposfera.
Secondo la ricerca condotta dall’Università di Yale e pubblicato sulla rivista Science, non considerando le nubi ci si potrebbe aspettare un aumento ddi temperatura nei prossimi decenni compreso tra 2,0°C e 4,6°C, tenendo conto della copertura nuvolosa si potrebbe giungere a valori compresi tra 5,0°C e 5,3°C.