Abbiamo scelto di proporvi una riflessione perché in giro per il web c’è chi ha già scomodato un’estate passata: il 2003. Il paragone, alquanto scomodo, al momento non ci sta. Ricordate quel che accadde all’epoca? L’Alta africana giunse a maggio e non se ne andò più. Fu escalation di caldo, caldo persistente e sempre più consistente. S’impadronì non soltanto del Mediterraneo, ma della gran parte dell’Europa centro occidentale. Le condizioni climatiche divennero talmente insopportabili che il numero di vittime fece scalpore.
Ora, ciò detto, quel che ci chiediamo è: perché instillare nei lettori timori infondati? Perché creare allarmismo? Pensate, abbiamo addirittura letto che la stagione in corso sarà addirittura peggiore di quell’anno. Lo diciamo subito: lasciate perdere. Non vi stiamo dicendo che non sarà così, per carità. Vi stiamo dicendo che i bilanci vanno fatti a fine estate, non certo ora. Lanciarsi in previsioni puntuali, per un intero trimestre, non è lavorare seriamente.
Piuttosto, ci si può affidare alle tendenze stagionali, questo si. E noi, tempo addietro, lo abbiam fatto. Vi proponemmo un trend “made in USA”, trend che indicò alte probabilità di un’estate caldissima. Forse addirittura rovente, soprattutto nel mese di luglio. Ma neppure i meteorologi americani, che evidentemente sono persone professionalmente assennate, si sognavano di scomodare paragoni così ingombranti. Anzi, in quella “view” s’intravedevano anche dei segnali incoraggianti traducibili in break temporaleschi e rinfrescanti di un certo rilievo. Insomma, estate si, caldo pure, ma lasciamo stare – per ora – il passato.