La geografia della Penisola Antartica è, di per sé, un problema climatico. Si tratta dell’unica area del pianeta dove i venti e le correnti marine circolano liberamente intorno al globo senza altro ostacolo se non questa lingua di terra, che si protende nell’Oceano Pacifico meridionale per circa 1.400 chilometri. Un’ingerenza a sua volta complicata dalla morfologia: la Penisola Antartica è infatti un prolungamento delle Ande, e la catena montuosa che l’attraversa (con elevazioni oltre i 2.000 metri di quota) definisce due differenti regioni climatiche.
Si sono già discussi alcuni degli elementi che, negli ultimi decenni, hanno determinato l’incremento termico della costa affacciata al Mare di Bellinghsausen; tuttavia anche quella lungo il Mare di Weddell ha subito questa accelerata risalita delle temperature, al punto che parte della Barriera di Larsen è collassata. Infatti, dei 118.185 km2 a nord dei 70° lat. S, è riconosciuta come potenzialmente esposta allo scioglimento della copertura nevosa o glaciale una porzione di circa 85.000 km2, pari al 71,9% della superficie (Rau, pp. 98-99).
Tra le cause del riscaldamento, si è messo in primo piano il rafforzamento del SAM (Southern annular mode), che comporta un intensificarsi delle correnti occidentali. Ma se l’interazione con la Penisola Antartica occidentale sembra abbastanza chiara, quella con la fascia orientale lo è di meno. Si è pertanto provato a studiare in laboratorio (Grenoble, Francia) l’impatto del SAM attraverso il numero di Froude, che mette in relazione la velocità dei venti da ovest a livello di 1.500-2.000 metri con la quota morfologica media della penisola e il grado di stabilità atmosferica. Si è notato che con un numero di Froude inferiore a 0,5 la catena montuosa ostacola le correnti occidentali; esse trovano un punto di divergenza che le spinge a nord e a sud. Essendo di circa 7 m/s la velocità dei venti circumpolari al livello di 850 hPa, il numero di Froude si attesta a 0,35 (Orr, p. 1.4). Le prove di laboratorio però hanno dimostrato che quando la velocità dei venti cresce e, di conseguenza, il numero di Froude sorpassa 0,5 il flusso non è più del tutto deviato, ma scavalca l’ostacolo (la Penisola Antartica) e scende dall’altra parte (la costa del Mare di Weddell).
Le evidenze statistiche dicono che, dagli anni Sessanta, la velocità media annua della corrente circumpolare è cresciuta del 15-20% circa (Orr, p. 1.4); tenuto conto che i rilievi della Trinity Peninsula sono meno importanti di quelli della Terra di Graham, si può supporre che sia questa la causa del notevole incremento termico registrato alla base Vicecomodoro Marambio nell’ultimo decennio. Un’altra certezza è quella per cui, nella costa occidentale della Penisola Antartica, il riscaldamento appare direttamente proporzionale al crescere della latitudine (Orr, p. 2.4):
62° lat. S 0,031 °C / anno
65° lat. S 0,055 °C / anno
68° lat. S 0,076 °C / anno
76° lat. S 0,110 °C / anno
Può, questo fatto, essere spiegato dalla richiamata deflessione delle correnti da ovest che, nel punto di stagnazione, piegano a sud, sommando dunque un’ulteriore avvezione alla prevalenza del regime occidentale? È un particolare su cui andrebbe approfondita l’indagine, ma il quadro è complicato da altre circostanze, che la simulazione di laboratorio non cattura (Orr, p. 4.4): il Mare di Bellinghsausen è infatti regione di intensa ciclogenesi, e soggetta al regime dei venti catabatici.
In ogni caso, se l’impatto di un SAM più vigoroso può spiegare, almeno in parte, il trend delle temperature estive della Penisola Antartica occidentale, l’influenza di tale meccanismo sulla costa orientale resta debole (Orr, p. 4.4). Né si deve dimenticare che il Mare di Weddell possiede specifici caratteri climatici, dati da una copertura glaciale permanente che fa registrare medie invernali di 10 °C inferiori a quelle del Mare di Bellinghsausen (Kejna, p. 120). L’indagine è però resa difficile dal fatto che, fino agli anni Ottanta, mancavano dati meteorologici della costa orientale (Schwerdtfeger, p. 321), ancor oggi scarsi per via di cinque sole AWS impiantate (tra parentesi, gli anni di inizio ed eventuale fine dell’operatività):
Larsen Ice (1985)
Dolleman Island (1986-’88)
Butler Island (1986)
Limbert (1995)
Cape Adams (1989-’92)
Detto questo, due ultime considerazioni. Recenti studi, pur senza negare le variazioni del SAM, hanno dimostrato che i risultati di certi modelli analitici divergono dalla realtà dei dati osservati per quanto attiene la stagionalità del fenomeno (Marshall, p. 4142). Altre ricerche poi, data la frequenza e l’intensità nell’ultimo decennio, inducono a tenere conto anche dell’influenza di ENSO (El Niño – Southern Oscillation) quale fattore perturbativo dei cambiamenti climatici intervenuti nella Penisola Antartica (Turner, p. 293).
Bibliografia:
M. KEJNA, Trends of air temperature of the Antarctic during the period 1958-2000, in «Polish Polar Research», vol. 24, n. 2 (2003), pp. 99-126.
G.J. MARSHALL, Trends in the Southern Annular Mode from Observations and Reanalyses, in «Journal of Climate», vol 16, n. 24 (2003), pp. 4134-4143.
A. ORR, D. CRESSWELL, G.J. MARSHALL, J.C.R. HUNT, J. SOMMERIA, C.G. WANG, M. LIGHT, A ‘low-level’ explanation for the recent large warming trend over the western Antarctic Peninsula involving blocked winds and changes in zonal circulation, in «Geophysical Research Letters», vol. 31, n. 6 (2004), L06204 (doi: 10.1029/2003GL019160).
F. RAU, M. BRAUN, The regional distribution of the dry snow zone on the Antarctic Peninsula north of 70° South, in «Annals of Glaciology», vol. 34 (2002), pp. 95-100.
W. SCHWERDTFEGER, The Climate of the Antarctic, in S. ORVIG (a cura di), Climates of the Polar Regions (World Survey of Climatology), Amsterdam, 1970, vol. 14, pp. 253-355.
J. TURNER, S.R. COLWELL, G.J. MARSHALL, T.A. LACHLAN-COPE, A.M. CARLETON, P.D. JONES, V. LAGUN, P.A. REID, S. IAGOVKINA, Antarctic Climate Change During the Last 50 Years, in «International Journal of Climatology», vol. 25, n. 3 (2005), pp. 279-294.
Sulla regione del Mare di Bellinghsausen vedi anche:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10673