Gli studiosi chiamano il passaggio dall’inverno alla primavera come la “finestra primaverile” e un nuovo studio condotto dalla Università del New Hampshire rivela come questa finestra stia anticipando i tempi e duri più a lungo.
“Storicamente, il passaggio in primavera è relativamente più breve che in altre stagioni”, ha spiegato Alexandra Contosta, ricercatrice presso l’Università del New Hampshire. “Si ha la fusione della neve e un movimento di grandi masse d’acqua attraverso i sistemi idrici, i nutrienti seguono questo flusso, i suoli si scaldano e le gemme si aprono. Dopo un inverno molto freddo o quando ha nevicato tanto accade qualcosa di sorprendente: il risveglio è simultaneo ed è il motivo per cui la primavera viene percepita rapidamente e talvolta bruscamente”.
La ricerca mostra anche come la copertura nevosa dell’emisfero settentrionale sia regredita significativamente negli ultimi 30 anni. Per capire se tale elemento va a influenza la cosiddetta finestra primaverile, o il passaggio dall’inverno alla primavera, Contosta ha seguito un team di studiosi che ha raccolto i dati da una rete di sensori posizionati su suoli e acque del New Hampshire. Sono stati monitorati i livelli di neve e la copertura forestale per tre anni, le informazioni raccolte sono state integrate con i dati climatici e satellitari e registrazioni effettuate da volontari in tutto lo stato. Oltre a monitorare i vari fenomeni, hanno anche monitorato il tempo intercorso tra questi eventi. I risultati dimostrano che gli inverni più caldi con meno neve determinano un ritardo tra gli eventi primaverili e la finestra primaverile si allunga.
Questo tipo di cambiamento può avere potenziali conseguenze ecologiche, sociali ed economiche. Agricoltura, pesca e attività ricreative, anche all’aria aperta, possono risultare fortemente influenzate dalla tempistica delle condizioni climatiche primaverili. Il passo successivo sarà quello di valutare l’impatto economico e estendere la ricerca ad altri Paesi.