E’ il fenomeno meteo più rappresentativo della provincia di Trieste, nonchè uno dei più importanti di tutto il bacino del Mediterraneo.
E’ il vento orografico più forte e frequente del Mare Nostrum.
Molto studiato dai ricercatori di tutto il mondo, soprattutto all’estero, è ancora misterioso e sottovalutato in Italia.
La bora è un vento, a raffiche impetuose e scostanti, di natura catabatica.
Alcuni deflussi di matrice ciclonica, nei picchi di intensità e frequenza dei colpi di vento, possono assumere connotati simili a quelli dei venti generati dagli uragani.
Le raffiche raggiungono l’intensità massima lungo le Rive di Trieste, in prossimità del centro cittadino.
Le case del capoluogo giuliano hanno pareti portanti più spesse della norma nella direzione di provenienza del vento e alcune finestre, in zone con vegetazione, hanno protezioni in acciaio.
Nel 1954, 1980 e 1983, deflussi di bora eccezionale portarono a registrare punte superiori ai 160-170km/h con medie orarie prossime ad i 100km/h.
Il vento di bora è generalmente più sostenuto in prossimità del mare rispetto al Carso, dove è più presente sull’altipiano orientale che su quello occidentale.
Sul Carso triestino, notevoli velocità medie si hanno a Pese di Grozzana (475m), al confine con la Slovenia e sul Monte Belvedere (448m), una tra le cime principali del ciglione carsico che divide l’entroterra dal mare.
La bora ha uno spessore di poche centinaia di metri.
Essa è causata dal divario di pressione e temperatura tra l’entroterra danubiano e l’Adriatico. Per questo motivo, detto vento, incanalandosi nelle numerose “Porte” dinariche, soffia con estrema violenza anche sul Golfo del Quarnero-Kvarner e lungo il litorale dalmato fino alle porte di Zara-Zadar, dove si attenua sensibilmente, per riprendere più a sud, con frequenza degli episodi inferiore, fino alle Bocche di Cattaro, in Albania.
Le “Porte” sono degli intagli naturali nelle catene dinariche della ex Jugoslavia che convogliano tutte le masse d’aria provenienti dai quadranti settentrionali ed orientali (con ampio ventaglio nella Rosa, tra il Nord ed il S/E, di provenienza), verso occidente.
Ci sono almeno 9 “Porte”, dalle quali si hanno i principali deflussi continentali verso il Mediterraneo. La principale è quella di Trieste, seguita da vicino dalla Porta del Quarnero. Esse si sviluppano geograficamente dalle valli del Natisone, in provincia di Udine, fino alle Bocche di Cattaro, in Albania.
Essa è chiamata Burja in Slovenia e Bura in Croazia.
La bora soffia sempre da Est/Nord Est (più EST che N/E) verso Ovest/Sud Ovest e può essere attivata da un gran numero di flussi principali con direzioni originali di provenienza anche ben diverse tra loro. Questi flussi piegano, per questioni orografiche, verso Ovest/Sud Ovest nelle zone sopra menzionate, ma la loro origine può essere artica, scandinava, centr’europea, est europea, siberiana e persino, basso balcanica e subtropicale.
Raffiche ben oltre i 100km/h e paragonabili a quelle triestine, si registrano nella Valle del Vipacco-Vipavska Dolina, in Slovenia e in alcune aree di Veglia-Krk, a Buccari-Bakar e a Segna-Senj nella parte litoranea della Regione Quarnerino-Montana, in Croazia.
La bora di Senj-Segna, dalla “Porta del Vrata”, a Nord della maestosa catena dinarica delle Alpi Bebie-Velebit, per qualche studioso “controcorrente” è superiore, per intensità e frequenza, a quella triestina.
Alcune raffiche molto forti sono state segnalate anche più a Sud, specie sull’Isola di Pago-Pag e in altre aree dalmate meridionali. La frequenza degli eventi, però, per motivi di configurazioni isobariche favorevoli per tempi più brevi, è progressivamente meno significativa procedendo verso il meridione dell’area.
Nello specifico della bora triestina, essa ha genesi da una massa d’aria, generalmente fredda e densa, che preme sulle Alpi giulie e quelle dinariche, richiamata da una depressione sul bacino centrale del Mediterraneo.
Un anticiclone o un promontorio anticiclonico sull’Europa centrale interagisce con la depressione. La massa d’aria originaria ha prevalenti caratteristiche di stabilità per raffreddamento dal basso e questo porta ad un marcato aumento della pressione oltr’Alpe e sulla Slovenia continentale, il che crea un forte gradiente isobarico tra le zone interne e quelle marittime, dove l’aria calda ascendente mantiene attiva una circolazione depressionaria.
A questo punto il flusso si incanala nella Porta della Bora principale, quella triestina (tra il monte Re-Nanos e il monte Nevoso-Sneznik, nell’area carsica di Postumia-Postojna), acquistando velocità e turbolenza, fattori che saranno ulteriormente esacerbati nella dilagante “caduta” dal Carso verso il Golfo di Trieste.
A Lubiana e in tutta la Slovenia continentale non soffia la bora. Essa prende le mosse da Postumia (40km aerei da Trieste), dove è ancora generalmente molto debole, continua e relativamente umida, verso il Carso triestino e la Città, allorchè si sarà trasformata in un vento impetuosamente rafficoso e secco, la vera e unica bora.
Secondo gli esperti locali, infatti, non è da considerare tale il vento dai quadranti orientali, molto più debole e continuo, che talvolta può soffiare sulle coste adriatiche italiche e sulla Pianura Padana in quanto vengono meno le caratteristiche catabatiche che la distinguono nella sua forma originaria.
Nella prossimo articolo esaminerò le differenze tra “bora chiara”, “bora scura” e “borino”.