Da alcune settimane, prima la primavera meteorologica, poi quella astronomica, hanno preso piede.
Il corteo dei giorni primaverili succede a quello invernale con contraccolpi e stranezze annunciate.
Dal luogo d’osservazione che vi propongo (Alto Adige, Merano) si possono evidenziare alcune aspetti ormai consolidati, poiché la fase fredda si sta concludendo. Le precipitazione sono state, per mesi, scarsissime a fondo valle e scarse in quota. Il mese di dicembre, unico ed isolato esempio, rientra nella media, con precipitazione consistenti, sia solide che liquide.
Per il restante lungo inverno cieli sereni, ripetuti e frequenti fenomeni di föhn (vento di caduta). Se questo fenomeno fosse stato più contenuto e limitato, il föhn appunto, sicuramente le temperature medie invernali sarebbero state da record del freddo. Infatti ove tale fenomeno non si è presentato, per cause fisiche e orografiche (es. alte quote, crinale di confine italo-austriaco) si è creata una condizione di gelo ininterrotto per mesi.
La poca neve caduta prevalentemente nella settimana di Natale si è conservata, a causa delle temperature rigide, sino alle soglie della primavera. Ma l’effetto serra si è fatto valere anche nel corso di questo inverno? La siccità che ancora attanaglia le Alpi può essere spiegata con le dinamiche generali e le serie storiche? Credo che questo semestre freddo sia stato alquanto anomalo e da interpretare. L’andamento climatico di un determinato luogo, il trend in essere, si può osservare utilizzando molteplici indicatori. L’indicatore che vi propongo non viene molto utilizzato, ma è significativo, ad esempio, per la sopravvivenza delle piante ed il successo delle fitocenosi.
Località: Merano 325 m.s.l.m.
Esempio: Numero di giorni per stagione fredda (semestre freddo) con temperature minime uguali o inferiori a 0°C: media ventennale 105,14 giorni.
In corsivo gli inverni sopra la media ed in grassetto quelli sotto la media. Gli inverni del 1987 e del 2001 rappresentano gli estremi ventennali, con uno scarto di ben 48 giorni.
1985 109
1986 120
1987 126
1988 97
1989 117
1990 106
1991 106
1992 119
1993 113
1994 101
1995 110
1996 104
1997 93
1998 92
1999 109
2000 105
2001 78
2002 97
2003 95
2004 99
2005 112
Dopo una serie decennale, “calda” l’inverno 2005 mostra una netta controtendenza, con gelate frequenti e siccità, come accadeva negli anni ’60 e ’70. Il fenomeno ricorrente del föhn ha mitigato però il clima più del solito, con un rialzo termico medio in fondo valle nei mesi di gennaio e febbraio. Ecco alcuni dati riguardanti gli eventi di föhn invernali in fondo valle (dicembre, gennaio, febbraio). La cifra è relativa ai giorni invernali interessati dal fenomeno dei venti di caduta.
1999 16
2000 16
2001 10
2002 15
2003 11
2004 17
2005 21
Infine parliamo dei “colpi di coda” dell’inverno 2005. Il 28 febbraio, a seguito di un mese piuttosto rigido, si presenta la prima recrudescenza invernale: giornate di gelo continuo sino al 5 marzo. Segue un rapido riscaldamento atmosferico, causato anche dallo scarso innevamento in montagna: si passa dalla minima in fondo valle di – 12°C ad una massima di + 23°C, con una escursione termica di 35°C!
Nella seconda metà del mese di marzo la situazione si normalizza e l’8 aprile si presenta il secondo colpo di coda invernale, con l’arrivo di un sistema nuvoloso che provoca precipitazioni significative, ma non abbondanti, da 15 a 30 millimetri, con nevicate a quote montane. Ora si tratterà di osservare i fenomeni nei prossimi mesi, per potere interpretare e prevedere l’onda lunga del trend climatico.