Quel che si può affermare con sicurezza, è che un grande evento climatico sta interessando il Polo Sud geografico e, di conseguenza, gran parte dell’Antartide; quel che si può dire con buona approssimazione, è che tale evento ha (o avrà) riflessi anche alle medie latitudini dell’emisfero australe; quel che si può argomentare con un certo margine di cautela, è che questo evento stava già nelle previsioni di alcuni ricercatori.
Il punto da cui partire è il trend delle temperature medie mensili registrato negli ultimi mesi dalla base americana Amundsen-Scott (quota 2.836 metri): rispetto alla media storica 1957-2005, da dicembre si assiste a un’anomalia termica positiva. Non è la prima volta che accade, negli ultimi anni: nel 2001-’02 anzi, sono documentati sette mesi consecutivi di questo segno. Ecco il raffronto fra 2004-’05 (il dato di aprile è provvisorio, riferito all’84% delle osservazioni) e 2001-’02 (seconda colonna):
Nov. -1,2 °C +2,8 °C
Dic. +3,0 °C +0,8 °C
Gen. +1,8 °C +1,6 °C
Feb. +1,1 °C +0,1 °C
Mar. +2,3 °C +4,3 °C
Apr. +3,3 °C +4,8 °C
Mag. n.d. +1,9 °C
Non a caso si è fatto riferimento al 2002 che, quanto a temperatura media annua, è risultato il più caldo della serie storica: da lì infatti, sembra essersi prodotta una discontinuità rispetto al trend precedente, che il passare dei mesi sta confermando. Disaggregando i dati per decenni, l’evoluzione climatica del Polo Sud è sempre stata orientata verso un raffreddamento: ma dal 2002 non è più così. Il semplice dato annuo però, non è sufficiente a comprendere la dinamica di quanto sta accadendo e, soprattutto, non ne spiega l’evoluzione stagionale.
L’indagine qui proposta mette a confronto il periodo 1976-2001 col 2002-2005 (l’anno in corso, ovviamente, sino alla data odierna). La scelta fa capo a precise ragioni climatologiche che saranno chiarite più avanti. Quel che il grafico mette in evidenza, è il forte riscaldamento di inizio inverno (aprile +4,17 °K), cui segue un altrettanto vistoso raffreddamento nel cuore della stagione (giugno -4,12 °K) e un riscaldamento secondario che culmina con l’equinozio (settembre +2,15 °K). In una parola, siamo di fronte a un’estremizzazione.
Si tratta ora di stabilire l’origine di tali variazioni. È dunque il caso di ricordare l’esistenza di una componente barica semi annuale che regola gli scambi termici del continente antartico e ha incidenza sull’andamento stagionale (King, p. 85). Si rende perciò necessaria anche un’analisi della pressione registrata ad Amundsen-Scott, per stabilire se eventuali variazioni sono coerenti con quelle evidenziate dal trend termico.
Bibliografia:
J.C. KING, J. TURNER, Antarctic Meteorology and Climatology, Cambridge, 1997.
Sul trend termico al Polo Sud:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8418
Sul ciclo stagionale al Polo Sud:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10344
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10414
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10613