La finestra temporale si va riducendo sempre più, eppure i modelli matematici di previsione faticano a inquadrare con esattezza lo scenario meteo climatico del primo weekend 2020.
Possiamo dirvi che è in atto un vero e proprio braccio di ferro tra l’autorevole modello matematico europeo ECMWF e l’altrettanto autorevole modello americano GFS. O meglio, si sono create due vere e proprie fazioni (evidentemente perché l’inizializzazione dati è la stessa): quella europea e quella americana.
Partiamo dal Vecchio Continente (vuoi perché ci abitiamo, vuoi perché le performance ECMWF solitamente sono superiori) e proponendovi la mappa relativa al giorno della Befana non possiamo che confermare la tenuta dell’Alta Pressione. Alta Pressione che andrebbe a rafforzare le fondamenta grazie all’indispensabile contributo di masse d’aria subtropicali. Sarebbe la risposta all’isolamento di una goccia fredda iberico-marocchina, a sua volta generata da una depressione secondaria staccatasi dal flusso zonale.
Ora soffermiamoci sul più noto modello americano: GFS. Beh, superfluo evidenziare le sostanziali differenze. In questo caso possiamo osservare, chiaramente, un vortice ciclonico scavatosi a seguito di una possente irruzione d’aria fredda. Avremmo così forte maltempo invernale e date le basse temperature si prospetterebbero nevicate a bassa e bassissima quota in tante regioni d’Italia.
Ma da cosa scaturiscono tali divergenze? Sostanzialmente nell’interpretazione della piccola depressione oceanica. Per ECMWF dovrebbe scivolare verso sud, quindi in direzione della Penisola Iberica e da lì tutto ciò che abbiamo scritto in termini di risultati evolutivi, mentre per GFS dovrebbe transitare più a nord inficiando la tenuta dell’Alta Pressione che a quel punto si lascerebbe scappare l’irruzione artica – intensa, giusto dirlo – dell’Epifania.
Attenzione, perché tali differenze andrebbero a ripercuotersi anche sugli step evolutivi della seconda settimana di gennaio, ma avremo modo di riparlarne.