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Meteo Giornale

In principio fu -60,8 °C

di Stefano Di Battista
13 Nov 2004 - 10:40
in Senza categoria
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I cinque uomini che raggiunsero il Polo Sud dopo la spedizione di Roald Amundsen, ripresi nel gennaio 1912: Robert Falcon Scott è in piedi al centro. Fonte: https://home.earthlink.net/~kcrawfish.
Se è vero che le prime misure complete e attendibili del Continente di ghiaccio rimontano al secondo dopoguerra, esistono anche serie di dati occasionali rilevati durante le esplorazione del primo Novecento.
La presa di contatto col mondo antartico faceva postulare valori molto bassi anche perché, all’altro capo del pianeta, erano già state misurate temperature notevoli: ed è chiaro che le esperienze e le conoscenze accumulate durante i tentativi di conquista del Polo Nord, tornavano utili in Antartide. Da questo punto di vista, uno dei valori più interessanti è il -77 °F (-60,6 °C) registrato il 17 marzo 1876 nell’Artico canadese, alla base invernale della nave “Alert”: una temperatura che, pur precedendo l’avvio delle misurazioni a Verhojansk (1885), non viene ricordata nelle cronologie del record del freddo, probabilmente perché non ottemperava alle norme dell’allora International meteorological organization (Imo).

In Antartide invece, la spedizione Discovery, capitanata da Robert Falcon Scott nel 1902-’03, aveva misurato -67,7 °F (-55,4 °C). Durante la seconda spedizione Scott tuttavia, nell’allestimento dei depositi necessari alla conquista del Polo Sud, alle 17.51 del 5 luglio 1911, sulla Barriera di Ross fu registrato un valore di -77,5 °F (-60,8 °C): una temperatura notevole per quei luoghi. Gli strumenti utilizzati, ad alcol o a toluene, erano calibrati secondo gli standard dell’osservatorio meteorologico di Kew (Londra) e avevano un margine di errore di 0,5 °F: il che fa presumere che il rilevamento sia stato condotto con una certa accuratezza.

Proprio la spedizione Scott, e la tragedia che la concluse, ha fatto nascere la convinzione che quell’anno l’estate antartica sia stata particolarmente severa. A questo aspetto della questione, alimentata dalle considerazioni contenute nel rapporto meteorologico steso nel 1919 da George C. Simpson, sono stati dedicati alcuni studi.
Susan Solomon e Charles R. Stearns sono partiti dal periodo fra il 13 e il 23 gennaio 1912, quando la spedizione rimase entro un grado di latitudine dal Polo Sud geografico e rilevò una media delle temperature minime di -23,0 °F (-30,6 °C) al termometro ventilato e di -24,1 °F (-31,2 °C) sommando i valori del termometro sotto la slitta. Sulla base di questi dati, gli autori definiscono «the temperatures relatively consistent there from year to year in this period». Dal confronto, attuato dagli autori, con una delle Aws (non è specificato quale, ma si presume sia Clean Air) operanti attorno al Polo Sud a partire dal 1986, fra il 13 e il 23 gennaio la media delle minime fa segnare -22,6 °F (-30,3 °C); se invece si prende in considerazione la ben più ampia serie storica della base Amundsen-Scott, nel periodo 13-23 gennaio la media delle minime a più riprese ha segnato valori inferiori:
1960 -33,9 °C
1961 -32,2 °C
1989 -32,6 °C
1995 -34,2 °C

Ma quella che, nel 1912, fu eccezionale, è la media delle temperature di marzo (il diario meteorologico della spedizione è aggiornato fino al giorno 13): quelle che Scott e i suoi compagni affrontarono sulla via del ritorno e per cui morirono.

Le osservazioni compiute sul plateau antartico durante la marcia di Scott stimolarono le domande sui segreti celati dal clima di quelle regioni. Ed è significativa quella che si pose, nel 1922, Apsley Cherry-Garrard, il più giovane componente del team, che prese parte alla spedizione di ricerca delle vittime: «Anche a gennaio la temperatura vicina al Polo Sud è di circa 24° [Fahrenheit] inferiore a quella che si rileva al Polo Nord nel mese corrispondente (luglio): e se è così nel cuore dell’estate come sarà nel cuore dell’inverno?». Lo si sarebbe scoperto solo 35 anni dopo quando, con l’Anno geofisico internazionale, americani e sovietici aprirono le basi di Amundsen-Scott e Vostok.

Bibliografia:

A. Cherry-Garrard, Il peggior viaggio del mondo, Milano, 2004.

S. Solomon, C.R. Stearns, On the role of the weather in the deaths of R.F. Scott and his companions, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 9 novembre 1999, vol. 96, n. 23, pp. 13012-13016.

S. Solomon, The coldest march, New Haven and London, 2001.

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