E’ da un po’ che non trattiamo le complesse dinamiche atmosferiche, quelle dinamiche che regolano le condizioni meteo su scala emisferica.
A dicembre, i più attenti lo ricorderanno, si parlò dapprima di un Vortice Polare debole poi via via più forte. Il rafforzamento, divenuto prassi inconfutabile soprattutto negli ultimi decenni, solitamente si ripercuote lungo tutta la colonna dell’atmosfera (propagandosi dai piani alti ai piani bassi) dettando condizioni meteorologico che d’invernale hanno poco o nulla.
All’epoca, a ragion veduta, si parlò di un bivio perché c’erano alcuni elementi che suggerivano una possibile crisi del trottolone gelido. Così non è stato, almeno sinora. E non ci si deve arrabbiare, badate bene, stiamo pur sempre parlando di un sistema dinamico ed estremamente complesso – l’atmosfera appunto – che difficilmente può essere inquadrata in schemi prevedibili.
Ciò detto, cosa sta accadendo proprio in queste ore? Beh, diciamo che si scorgono i segni dell’età, della maturità stagionale. Dai piani bassi atmosferici (tecnicamente la troposfera) stanno partendo dei flussi d’aria calda che potrebbero destabilizzare il Vortice Polare. Una destabilizzazione anomala, tant’è che il core si porterà tra Canada e Stati Uniti. Ciò potrebbe lasciar strada all’intrusione di un’Alta Pressione sul Polo Nord, potrebbe liberare dalle catene l’Anticiclone Russo-Siberiano e potrebbe innescare spinte settentrionali dell’Alta delle Azzorre.
Stiamo parlando di manovre che non si vedevano da tempi e che i modelli matematici di previsione iniziano a fiutare. A questo punto appare assai probabile un ritorno dell’inverno su gran parte d’Europa, Mediterraneo compreso. Ma la situazione andrà monitorata con attenzione per capire se potrà verificarsi qualcosa di più di un semplice raffreddamento o di una semplice (si fa per dire, visti i tempi che corrono) dinamicità invernale.