Il riscaldamento che negli ultimi decenni sta interessando l’Artico potrebbe provocare siccità sempre più gravi a latitudini temperate. Non siamo noi a dirlo, chiaramente, bensì uno studio scientifico pubblicato su Nature e condotto da ricercatori del Dipartimento di geologia e geofisica dell’Università del Wyoming.
La spiegazione di questo schema evolutivo è che il riscaldamento artico genera un gradiente termico maggiore tra i tropici e i poli, con effetti sulla distribuzione delle piogge alle medie latitudini che in tal modo diventano insufficienti. Tra l’altro tali effetti sono già stati dimostrati da studi prcedenti, studis che hanno evidenziato come il cosiddetto “Jet Stream” si stia indebolendo.
Secondo Bryan Shuman e il suo team di ricerca il cambiamento nel tipo di circolazione atmosferica fa sì che a medie latitudini diventino sempre più frequenti gli anticicloni subtropicali.
Lo studio si è concentrato anche su altri periodi storici durante i quali le temperature sono cambiate similmente a quanto sta avvenendo ultimamente (soprattutto il riscaldamento artico) ed è stato confutato che le medie latitudini tendono a soffrire gravi periodi di siccità.
I dati rilevati hanno consentito di stabilire che il Circolo Polare Artico e più in generale le alte latitudini si stanno riscaldando con dei tassi nell’ordine del doppio della media mondiale, diminuendo in tal modo il gradiente di temperatura tra l’Equatore e il Polo. Un periodo simile da questo punto di vista è stato l’Olocene.
L’analisi della temperatura dell’Olocene e le conseguenze che ha avuto sul pianeta hanno portato i ricercatori a pensare che il futuro potrebbe essere simile.