Non sono argentine politicamente (pur se il paese le rivendica, come le Falkland, o Malvinas, per le quali affrontò e perse una guerra con il Regno Unito negli anni ’80, e la Georgia del Sud), non sono americane geograficamente, in quanto già appartenenti all’Antartide, ma vogliamo ugualmente chiudere questa analisi del clima argentino con le Isole Orcadi Australi, un pugno di isole al largo dell’Antartide, abitate solo da comunità scientifiche, perchè le enormi differenze rispetto alla Terra del Fuoco si prestano ad alcune riflessioni.
La stazione meteo delle Orcadi Australi è a 60,8°S, quindi ancora lontano dal Circolo Polare Antartico, eppure questi sono i valori termici: luglio -10,5°, ottobre -3,4°, gennaio 0,3°, febbraio 0,5° (solo due i mesi con medie positive), aprile -2,7°, anno -4,2°. Abbiamo un clima sub-polare oceanico, con quasi 10 gradi meno che in Terra del Fuoco, malgrado i soli 6 gradi di latitudine di differenza. Il fatto è che qui, come ovunque intorno all’Antartide, gira una cintura permanente di basse pressioni, con venti sempre dai quadranti occidentali, spesso molto forti, che scorrono su acque fredde, senza che alcuna corrente marina calda, come accade invece nell’emisfero nord, si incunei alle alte latitudini, favorendo l’afflusso di aria più calda dalle latitudini temperate e quindi lo scambio termico fra zone polari e temperate. Se guardiamo una carta planetaria delle isoterme vediamo che nell’emisfero sud esse, anche a causa della prevalenza degli oceani rispetto alle terre emerse, seguono un andamento molto più regolare lungo i paralleli rispetto all’emisfero nord, con i maggiori elementi di turbativa dati delle zone fredde sul lato ovest sudamericano e asiatico per l’influenza delle correnti di Humboldt e del Benguela.
Alle Orcadi Australi le precipitazioni sono nevose tutto l’anno, solo in gennaio, febbraio e talvolta marzo può cadere neve mista a pioggia, e ammontano a 486 mm, con poche variazioni stagionali (minimo 34 mm in settembre e dicembre, massimo 59 mm in marzo e 51 in febbraio).
Siti Internet ricchi di informazioni e notizie sull’Argentina sono www.argentinaworld.com.ar, www.turismo.gov.ar, www.argentrip.com e www.argentina.it.
Il turismo ha i suoi principali poli di attrazione nella capitale Buenos Aires, nelle cascate di Iguacu (al confine con il Brasile), nelle “estancias” (fattorie) situate nella Pampa.
Meta di turismo “avventuroso” è la Patagonia. Particolarmente interessante il Parco Nazionale Los Glaciares, cui si accede dalla cittadina di El Calafate, sulla riva del Lago Argentino, il più grande del paese. Il parco, fondato nel 1937, è situato al sudovest della provincia di Santa Cruz. Ha 600.000 ettari, e 154.000 appartengono al settore di Riserva Nazionale, con 356 ghiacciai. Poco a nord del Lago Argentino, tra il Lago di San Martin e il Lago Viedma, si trova, sul confine cileno, il Fitzroy, mitica montagna, emblema delle estreme difficoltà dell’alpinismo patagonico, una continua lotta con le bufere di neve e vento. Qui il limite delle nevi perenni è intorno ai 1200 metri. Vicinissimo al Fitzroy l’ancora più duro Cerro Torre, secondo molti la montagna più bella del mondo, senz’altro la più discussa, per le polemiche susseguenti alla presunta “prima” di Cesare Maestri e Toni Egger (perito poi nella discesa) nel 1959, ascensione di cui mancano prove fotografiche (Maestri ha sempre sostenuto che le foto erano nella macchina di Egger, il cui corpo però non è mai stato ritrovato).
Il Ghiacciaio Perito Moreno, che scende dalla Cordigliera delle Ande, a monte del Lago Argentino, come se fosse un fiume di ghiaccio, dà luogo ogni 4-5 anni, nel lago in cui sbocca, a una successione di spettacolari rotture di ghiaccio che durano 1 o 2 giorni e sono uno dei più meravigliosi ed emozionanti spettacoli naturali che possono osservarsi nel mondo. Il più grande dei ghiacciai argentini è invece l’Upsala, a NW del Lago Argentino.
Altro spettacolo è quello offerto, più a nord, presso Bariloche, dal Tronador (la montagna che tuona), così chiamata per il frastuono provocato dal ghiaccio che crolla dai tavolati sommitali.