La Danimarca, poco più di 43.000 kmq, è posta tra 54,3° e 57,5°N. E’ costituita da una parte peninsulare, lo Jutland, a ovest, proteso come un dito a nord della Germania, e da varie isole nella parte orientale, fra il Kattegat e il Mar Baltico. Le isole sono collegate fra loro da arditi ponti stradali e ferroviari e di recente anche lo stretto di Oresund, il braccio di mare più stretto fra l’isola di Selandia e la Svezia, è stato reso superabile con un sistema misto ponte/tunnel. Morfologicamente il paese non ha molto da dire, essendo interamente pianeggiante (poche colline superano i 150 m), cosa che rende abbastanza uniforme il clima.
Nel nostro immaginario la Danimarca è un paese nordico, quindi molto freddo; i tour operator amano presentare la Copenaghen invernale con i canali invasi dai ghiacci e la Sirenetta coperta di neve, ma in realtà questo accade di rado. Molto più frequentemente il paese è sotto l’influenza delle correnti atlantiche che lo attraversano senza incontrare ostacoli; questa influenza prevalente, unita alla presenza costante del mare con il suo effetto mitigatore, rende il clima danese temperato marittimo, con una certa tendenza alla continentalità solo nella parte orientale.
I venti atlantici portano spesso aria mite, ma anche umida e quindi le precipitazioni sono piuttosto frequenti in tutte le stagioni, ma raramente copiose in quanto mancano rilievi capaci di esaltare i fenomeni con il ben noto effetto stau. Sono quindi frequenti le giornate di tempo variabile, in cui in poche ore si passa dalla pioggia al sole e viceversa, in maniera a volte brusca e spettacolare. Come tutti i climi marittimi quello danese si caratterizza per le modeste escursioni termiche sia diurne (particolarmente in inverno) sia stagionali.
L’inverno è generalmente piuttosto mite ma, più che da noi, vi sono grandi differenze da un anno all’altro a seconda che prevalga il tempo di matrice atlantica o quello di matrice russo/siberiana. Il tempo atlantico porta temperature gradevoli anche in pieno inverno, ma anche le piogge, magari dopo una fase iniziale di neve quando l’aria calda non ha ancora rimosso il precedente cuscino freddo. Non dobbiamo però pensare a questa fase come lenta e molto graduale, tipo Pianura Padana, in quanto qui non ci sono monti a fermare le correnti atlantiche che quindi si presentano spesso intense, con venti sostenuti. Non a caso la Danimarca è il paese europeo che più ha puntato sull’energia eolica e le pale dei generatori sono un elemento ormai caratterizzante del paesaggio danese.
Più facile che la neve venga portata da irruzioni di aria polare marittima, discendente dalla Groenlandia e/o dall’Islanda. In genere queste masse d’aria si propongono sul territorio danese con impulsi perturbati brevi ma intensi, con associati rovesci, intervallati da ampie schiarite, con cielo molto luminoso e vento freddo da nord-ovest. E’ questo un tempo piuttosto comune anche nella prima parte della primavera. Un bellissimo ricordo personale data 1992. Giunsi a Copenaghen in una serata atlantica di marzo, con pioggia, cielo grigio e 6°C, poi il giorno dopo entrò la parte fredda del fronte e cominciò una fase spettacolare, durata circa 48 ore, di tempo pazzo, con improvvisi rovesci, alcuni intensi, di gragnola prima e di neve poi (a Helsingor una sera uno di questi lasciò 4 cm in un’ora), accompagnati da raffiche di vento da NW, vento che spirava anche nelle fasi di bel tempo, quando il già tiepido sole di marzo brillava in un cielo dalla luminosità straordinaria, non riuscendo tuttavia a portare la temperatura oltre i 2°-3°C.
Il ghiaccio nei canali (più facile che si formi ovviamente in quelli chiusi, come il Nyhavn, che dà nome a un quartiere un tempo malfamato ed oggi molto “in” della vivacissima capitale danese) arriva quando il paese viene spazzato dai venti freddi provenienti da est/nordest, quindi dalla Russia o dalla Carelia, che non trovano ostacolo quando l’anticiclone russo-siberiano coinvolge nel suo gelido abbraccio l’Europa centrale, ma anche quando cellule di alta si isolano sulla Scandinavia. In questi casi le temperature scendono rapidamente fino a oltre -10°. Talvolta poi, terminata l’avvezione fredda, si instaura sul paese un regime di alte pressioni dinamiche, a “cuore” caldo. L’aria fredda rimane a questo punto imprigionata in basso e l’anticiclone dinamico riscalda solo le quote superiori, con formazione di mantelli grigi di nubi stratiformi che non portano pioggia ma giornate crude, senza sole, con pochissima luce e temperature attorno allo 0°, con minimo riscaldamento diurno. Avete visto il film “Il senso di Smilla per la neve”? Ecco, quella è la Copenaghen invernale che vi ho descritto in queste ultime righe.
In primavera, quando il mare è ancora freddo, frequenti sono sulle zone costiere le nebbie d’avvezione, soprattutto mattutine, provenienti appunto dal mare. La fine della stagione ha caratteristiche già estive (anzi è uno dei periodi in genere di tempo più stabile), accentuate dalle giornate lunghissime di inizio giugno
L’estate si presenta come detto fresca. Il sole non manca ma l’aria raramente è afosa, grazie alla ventilazione quasi sempre presente. A questa latitudine poi raramente si hanno lunghi periodi anticiclonici e quindi le fasi di bel tempo durano in genere pochi giorni per venire bruscamente interrotte dall’aria fresca atlantica che al suo arrivo provoca spesso temporali e piogge a carattere di rovescio.
L’estate scivola lentamente nell’autunno già ai primi di settembre, mentre già verso metà novembre, complice la ridottissima insolazione, le prime irruzioni fredde impartiscono al tempo caratteri invernali.
In estate si possono avere fasi di bel tempo prolungato quando si formano anticicloni di blocco sul Nord Europa. In questi casi l’estate danese diventa davvero straordinaria, in quanto come detto il caldo è reso ben sopportabile dalla ventilazione e dalla non alta umidità, il cielo si presenta azzurro e le giornate molto lunghe rendono piacevolissime anche le serate all’aperto.
Ho avuto nel 1997 il privilegio di avere una vacanza nel paese coincidente con una di queste fasi, tra l’altro straordinariamente lunga essendo durata per quasi tutto agosto. La sera del 13 agosto, al nostro primo pernottamento nel sud del paese, incontrammo nel nostro Hotel un gruppo di italiani che veniva da 10 giorni di tour, sempre con il bel tempo. Non può durare, pensavamo, felici per come era andato il lungo viaggio attraverso la Germania, ma preoccupati dal rischio di affrontare un periodo di cattivo tempo (era il primo viaggio “serio” con il nostro bimbo che all’epoca aveva 19 mesi). Invece andò avanti così fino al pomeriggio del 20 agosto, quando riprendemmo il traghetto per Puttgarden per rientrare in Germania, a parte due/tre ore di nuvole e qualche decimo di millimetro di pioviggine per mezz’ora la mattina del 16 agosto ad Aalborg.
L’eccezionalità di quell’evento è evidenziata dai dati statistici che ci dicono come l’agosto 1997 sia stato il più caldo del XX secolo, con temperature di oltre 4°C sopra la media, e uno dei meno piovosi, con precipitazioni (concentrate negli ultimissimi giorni) pari al 30-40% di quelle normali del mese.
Cominciamo a vedere i dati di alcune località, partendo da Copenaghen (aeroporto di Kastrup, temperature tutte in °C): 0,1° in gennaio e febbraio, 6,5° in aprile, 16,8° in luglio, 10° in ottobre, 8,3° di media annua. Media di agosto 16,3°, ma 21° nel 1997. Precipitazioni: 587 mm/anno, con picco estivo (sui 70 mm in luglio e agosto) e minimo nel tardo inverno (25 mm in febbraio e 35 in marzo); più piovosi i mesi autunnali (50-55 mm) che quelli primaverili (40-45 mm). La vicina Roskilde ha temperature medie simili, frutto però di massime superiori di circa 1 grado e minime inferiori di altrettanto per la minore marittimità.
A proposito di clima marittimo Skagen, all’incontro dello Skagerrak con il Kattegat, è la località a clima più marittimo (e forse più ventoso) del paese. Febbraio è il mese più freddo con 0,6° e luglio il più caldo con 16,1° (media annua 8,1°), quindi l’escursione stagionale è oltre un grado inferiore che a Copenaghen. Nel nord, poco a sud di Skagen, ma non sul mare, sorge Aalborg. Le temperature sono -0,1° in gennaio, -0,3° in febbraio, 5,5° in aprile, 15,7° in luglio, 15,4° in agosto (19,5° nel 1997), 8,8° in ottobre, 7,5° annuo. Precipitazioni pari a 600 mm/anno, con 60-65 mm nei mesi da luglio a novembre, 28 in febbraio, 35 in marzo e aprile.
Anche Billund, mito per i bambini in quanto sede di Legoland, pur non essendo sul mare è molto battuta dai venti occidentali, cosa che la mantiene molto fresca in estate, mentre d’inverno si fa sentire la maggiore continentalità. Si spiegano così i 15,4° di luglio e i -0,2° di gennaio, con una media annua di soli 7,6°.
Odense, capoluogo della Fionia, ha 0,4° in gennaio, 16,2° in luglio e agosto, 8,3° di media annua. La media è la stessa di Copenaghen ma l’escursione stagionale è inferiore, a conferma che l’est del paese è l’area a clima più continentale.
Nella seconda parte faremo una piccola vacanza virtuale nel paese.