A Trieste ci sono almeno 5 stazioni meteo ufficiali che misurano l’intensità della bora e che fanno capo ad altrettanti Enti di ricerca.
Questo è senz’altro un bene, ma da adito a parecchia confusione allorchè si paragonano le raffiche recenti con quelle del passato.
L’unica fonte omogenea, per fare confronti secolari con fondamento scientifico, è l’ex istituto Talassografico, ora ISMAR-CNR, insediato da sempre in viale Romolo Gessi, in prossimità delle Rive di Trieste.
L’altra fonte storica ancora in attività sarebbe stata l’Aeronautica Militare che, però, da qualche anno, ha spostato la locazione della sua stazione, dalle Rive a Barcola, con ovvie e marcate differenze in tutti i parametri presi in considerazione dalla stazione automatica stessa.
La stazione dell’ARPA-OSMER, sita sul molo fratelli Bandiera, è attiva solo dal 1993; non è possibile, quindi, fare confronti con annate precedenti e con dati di altri lidi; i valori di raffica massima sono, comunque, abbastanza in linea con quelli dell’ISMAR-CNR.
Stessa anzianità di servizio per la stazione dell’Istituto Tecnico Nautico, ma con registrazione di intensità massime di bora ben superiori alle altre fonti.
Durante la tempesta di bora scura del 11 aprile scorso, l’Istituto Nautico ha registrato una raffica di 175km/h, a fronte dei 145km/h del CNR ed i 142km/h dell’OSMER. Si è fatto l’errore di confrontare questa raffica con quelle degli anni’50. Un confronto chiaramente impossibile visto che in quella sede, a quel tempo, non erano attive stazioni meteo.
Il colpo di vento in questione è, senz’altro, il più forte della storia di Trieste per il mese d’Aprile, ma inferiore, volendo fare un confronto di qualche attendibilità, ad i 172km/h del 2 febbraio 1954, registrati dal Talassografico, lo stesso che ha misurato i 145km/h di questo episodio recente.
Senza contare che anche il confronto con la stessa fonte è impreciso dal momento che gli anemometri moderni sono ben più precisi e sofisticati di quelli del passato, con anche una maggior frequenza nelle rilevazioni.
Ciò non significa che la stazione dell’Istituto Tecnico Nautico sia inaffidabile, anzi, possiede un anemomentro di ultima generazione, ma che le raffiche di quel sito, evidentemente più esposto, non possono essere confrontate con quelle di altri siti, tantomeno in annate precedenti il 1993.
L’anno con bora meno forte fu il 1989, nei quali 12 mesi non si superarono gli 89km/h della raffica più significativa; in tutte le altre annate, da quando si rilevano dati meteo a Trieste, si sono sempre superati i 100km/h e molte volte nel corso dello stesso semestre freddo.
Per concludere, si può affermare, con un po’ di libertà nella terminologia, che la bora non è un vento caldo né freddo, di per sé; è un vento “retro-zonale” neutro, di basso spessore, che trascina ciò che trova e attivato da flussi tra i più diversi presenti in Europa.
Non a caso, gli estremi termici assoluti di Trieste si sono avuti entrambi in giornate di bora, complice la consequenziale cessazione della mitigazione marittima: una violentissima “scura” russo-siberiana, restata negli annali, il 11 febbraio 1929 (-14.3°C) e una “chiara”, leggera, originata da masse sub-tropicali, il 3 agosto 2003 (+37.2°C). Anche quest’ultima resterà negli annali e ci si augura, il più a lungo possibile.
Il fascino poliedrico della bora è decisamente sorprendente anche per chi vi ha a che fare quotidianamente.