I mari che circonando il nostro pianeta stanno registrando periodi di anomalie termiche positive più lunghi e più frequenti che in passato. Lo afferma uno studio dell’Istituto di ricerca del Golfo del Maine (Stati Uniti) che ha analizzato un totale di 65 ecosistemi marini in tutto il mondo.
Il lavoro è stato guidato dal Dr. Andrew Pershing ed è iniziata nel Golfo del Maine, dove sono state trovate prove inconfutabili di un riscaldamento sempre più frequente delle acque superficiali.
In seguito la stessa metodologia è stata applicata ad altri ecosistemi marini, il ché ha permesso di constatare lo stesso fenomeno in molti altri bacini.
In totale sono stati analizzati 65 grandi ecosistemi marini in un periodo che va dal 1854 al 2018.
Il gruppo di ricerca ha saminato la frequenza delle anomalie termiche delle acque superficiali oceaniche, un’analisi che ha consentito di definire una temperatura media annuale pari a due deviazioni standard sopra la media dei tre decenni precedenti.
I ricercatori hanno identificato queste anomalie in tutto il mondo: dall’Artico all’Australia, dal Nord Atlantico al Pacifico orientale.
Non solo, il riscaldamento anomalo si è verificato con un tasso del doppio superiore al tasso previsto dagli studiosi (sulla base di uno studio precedente del tutto analogo).
Il risultato è stato il seguente: una media di 12 ecosistemi hanno avuto almeno un episodio di riscaldamento anomalo annuale negli ultimi sette anni, raggiungendo un massimo di 23 anomalie totali nel 2016.