Si chiude un mese di luglio letteralmente catastrofico per il Giappone. Giappone che come ben sappiamo è uno dei paesi più ricchi al mondo e che a causa della regolare esposizione alle eruzioni vulcaniche, ai terremoti e ai tifoni è ben preparato ad affrontare i disastri naturali. Ma a volte anche la tecnologia più evoluta non basta.
Lo ricorderete, all’inizio di luglio i settori occidentali del Paese furono colpiti da piogge torrenziali che provocarono inondazioni e frane. Tutto ciò costò la vita a 225 persone. Oltre 70 mila soldati e soccorritori presero parte alle ricerche dei numerosi dispersi, travolti dalle macerie e tuttora circa 4 miglia persone sono ancora nei centri di evacuazione perché impossibilitati a tornare nelle proprie abitazioni.
Subito dopo le inondazioni è arrivato il gran caldo, che tra l’altro ha ostacolato non poco le operazioni di soccorso acuendo il rischio di epidemie. Nell’arco di 2 settimane, tanto è durata l’ondata di calore, sono caduti numerosissimi record di temperatura come ad esempio il 23 luglio, nella città di Kumagaya vicino a Tokyo, quando i termometri raggiunsero 41,1°C ovvero la più alta temperatura nella storia delle misurazioni di tutto il Giappone. Lo stesso giorno nel centro di Tokio si raggiunsero 39°C. Il gran caldo ha scatenato furiosi incendi, la morte di 80 persone e 35 mila ricoverati per sintomi da insolazione.
La settimana più tragica è stata quella tra il 15 e il 22 luglio, quando sono stati segnalati 65 decessi e oltre 22 persone sono state ricoverate in ospedale. Si tratta tra l’altro dei numeri peggiori dal 2008. Infine, tra l’altro, domenica scorsa un tifone ha attraversato la parte occidentale del Giappone provocando almeno 24 feriti.