Le tremende inondazioni che hanno colpito alcune aree del Giappone lasciano dietro una scia di distruzione. Oltre 70.000 tra soldati, poliziotti e vigili del fuoco sono ancora alla ricerca di persone intrappolate tra le macerie. Purtroppo si continua ad estrarre vittime, mentre si cerca di ripristinare le reti di approvvigionamento idrico e di drenaggio. Tra l’altro il repentino rialzo delle temperature, con massime che superano i 30°C, sta causando la rapida decomposizione dei rifiuti trasportati dall’acqua.
Sarebbero ancora 10 mila le persone sfollate costrette a vivere nei centri di accoglienza. Secondo il ministero della Salute giapponese, non c’è acqua potabile in 255 mila case di 12 prefetture e circa 16 mila complessi abitativi risultano totalmente isolati (senza rete telefonica e connessione alla rete).
Il governo ha istituito un apposito ufficio nel centro di gestione delle crisi del primo ministro, Shinzo Abe. Il capo del governo ha ordinato “la priorità di salvataggio delle vite umane e di inviare squadre di soccorso dalle prefetture limitrofe senza alcun indugio”. Al momento il bilancio ufficiale parla di 204 morti, ma sarebbero decine i dispersi.
Dati alla mano si tratta del più grande disastro meteorologico in Giappone dal 1982 (all’epoca, a seguito di inondazioni causate da piogge torrenziali, nella prefettura di Nagasaki morirono 299 persone mentre nella prefettura di Kumamoto persero la vita 23 persone). Ricordiamo portato a cadere delle forti piogge Giovedi scorso. Le autorità mettono in guardia contro ulteriori possibili tempeste.